“L’Italia ha mandato gli 007 del fisco”
Lorenzo Quadri, deputato della Lega dei Ticinesi, ha presentato un'interrogazione al Governo svizzero per chiedere di indagare su individui che filmano e fotografano gli italiani in Canton Ticino
Li hanno chiamati gli 007 del fisco. Persone in borghese che si aggirano nel centro di Lugano e fotografano o filmano gli italiani che entrano nei negozi. Ma si tratta di spie o di turisti impiccioni? Il caso è stato sollevato da i commercianti della via Nassa che dalle telecamere della Rsi hanno chiesto attenzione per un fenomeno che si è fatto sempre più intenso dal giorno di approvazione dello scudo fiscale. Questi misteriosi agenti sono diventati oggetto di un’interrogazione del deputato della Lega dei ticinesi, Lorenzo Quadri.
Quadri, chi sono queste persone che vi preoccupano?
«Non possiamo saperlo. Ma il fatto che siano apparse proprio in contemporanea all’entrata in vigore dello scudo fiscale ci ha insospettito. Avevamo segnalato già nei giorni scorsi la presenza di questi individui che seguono gli italiani in Canton Ticino, fanno video e foto con i telefonini. Questo in territorio svizzero non lo possiamo accettare e abbiamo perciò chiesto un intervento delle istituzioni. Con la collaborazione della polizia cantonale e di alcuni comuni sono stati effettuati dei controlli mirati».
I rapporti tra Italia e Svizzera, in tema fiscale, sembrano peggiorare di giorno in giorno. Qual è la sua impressione?
«Il governo ha preso una decisione senza valutare le conseguenze. È impensabile che di fronte ad attacchi all’immagine della Svizzera, che è stata definita "la caverna di alì Babà" e a un attacco al nostro settore finanziario, non si verifichino delle reazioni. Abbiamo visto comparire al confine gli autovelox fiscali che registravano le targhe di tutti quelli che entrano nel nostro Cantone».
Sono stati rimossi?
«Da qualche giorno. Ma non sappiamo se è solo una misura provvisoria».
Quando parlate di misure di ritorsione nei confronti dell’Italia a cosa vi riferite?
«A misure di risposta alle scelte del Governo italiano. Per esempio la decisione di tenere i ristorni che il Cantone versa ai comuni di confine. Questo significherebbe una perdita di risorse importante. Oppure rivalersi sui lavoratori frontalieri. Lo scudo ad esempio sottrae risorse e potrebbe mettere in difficoltà le nostre banche, difficoltà che si traducono in tagli all’occupazione. In questi istituti sono presenti anche molti lavoratori italiani, i tagli potrebbero riguardare prima di tutto loro. I frontalieri saranno i primi a subire gli effetti delle scelte del vostro Governo».
Il leader del suo partito ha incontrato Umberto Bossi per convincere l’Italia a rivedere le sue posizioni. Che cosa è emerso da quell’incontro?
«È ancora presto per dirlo. Siamo stati ascoltati ma gli effetti si vedranno con il tempo».
La possibilità di prevedere un rimpatrio giuridico dei capitali (che verrebbero dunque regolarizzati pur restando fisicamente in Svizzera) è secondo lei un compromesso accettabile?
«Il rimpatrio giuridico in questo momento sarebbe forse la soluzione migliore. I capitali in questo modo non vengono trasferiti ma possono essere regolarizzati».
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