Dalla casa di riposo alla badante, la cura degli anziani cambia
Presentata in un convegno del Crems alla Liuc la situazione delle residenze sanitarie assistenziali. Il direttore: «Meno utenti, servono nuovi servizi»
Gli anziani cambiano e con loro anche le case di riposo. Per questo quattro anni fa è nato in Liuc il Centro di Ricerca in Economia e Management in Sanità e nel Sociale (Crems), una realtà che ha l’obiettivo di fornire alle residenze sanitarie assistenziali (rsa, le "vecchie" case di riposo) dati, formazione e spunti di riflessione per migliorare l’attività. A questo scopo oggi, giovedì 10 dicembre, è stato presentato all’Università Carlo Cattaneo il dossier “RSA e territorio: trend demografici, economici ed assistenziali”. «Ci siamo concentrati su tre tematiche – spiega il direttore del centro Davide Croce -: gli utenti, ovvero gli anziani ricoverati, l’organizzazone del lavoro e dei dipendenti e la situazione finanziaria. Il nostro campione è composto da 46 case di riposo, principalmente delle province di Varese, Milano e Monza-Brianza». Il centro di ricerca è nato in seguito all’ultima "rivoluzione" che ha interessato il mondo della cura agli anziani, ovvero la crescita del fenomeno dell’assistenza a casa svolta dalle cosidette"badanti". Si tratta perlopiù di donne straniere (oltre a una percentuale piuttosto ridotta di uomini) generalmente prive di una formazione infermieristica professionale che convivono con l’anziano fino al ricovero o al decesso di quest’ultimo. «Ormai le case di riposo hanno sempre più posti letto vuoti – continua Croce -. Questo accade in
maniera evidente nelle strutture del nord della provincia di Varese». È naturale quindi che anche i bilanci ne risentano. «I conti economici sono in perdita e quindi le strutture stanno lentamente erodendo il loro patrimonio – puntualizza Croce -. C’è poi l’aspetto dei lavoratori. Ne abbiamo intervistati più di duemila e abbiamo visto come nel lungo periodo si sentano meno capiti dall’organizzazione in cui lavorano e quindi più distanti. Questo tra l’altro accade di più fra chi svolge lavori amministrativi che a contatto con gli utenti. La soluzione sarebbe coinvolgerli di più nell’organizzazione del lavoro». Sul fronte invece dell’utenza, secondo Croce bisogna ragionare sui numeri. «Due anziani su tre sono ricoverati in strutture che risiedono nello stesso distretto socio sanitario. È chiaro quindi che le rsa devono costruire buoni rapporti con il territorio di riferimento. Inoltre sui 5mila utenti della case di riposo varesine, mille vengono da altre province e di questi quasi la metà da Milano. Significa che la provincia di Varese attrae, anche perché costa meno. Però servono nuovi servizi come i pasti a domicilio. Insomma per superare questo periodo di crisi è necessario sviluppare nuove idee».
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