Occupazione a picco, non c’è niente da stupirsi

Non c'è sorpresa tra i rappresentanti delle imprese varesine, che avevano già ampiamente previsto e metabolizzato “la botta” occupazionale. In attesa della ripresa, e in mancanza delle istituzioni

Non c’è niente da stupirsi riguardo ai dati diffusi dall’Istat sulla occupazione in Italia: questi sono i sentimenti dei rappresentanti delle imprese varesine, che dal loro punto di osservazione avevano già ampiamente previsto e metabolizzato “la botta” occupazionale annunciata da Istat.

franco orsi «Le statistiche ufficiali arrivano sempre, dopo un po’ di tempo, a sancire con il loro sigillo una realtà che è sotto gli occhi di tutti coloro che la vogliono vedere – commenta per esempio Franco Orsi, presidente di Cna Varese – Nessuna meraviglia, quindi, dai dati pubblicati e dai commenti che ne sono seguiti, ma tanta preoccupazione e un paio di considerazioni. La prima è che comunque nelle piccole imprese l’occupazione è stata mantenuta, spesso a costo di pesanti sacrifici: si attinge agli ammortizzatori sociali ma non si licenzia, anche se purtroppo mancano le condizioni di mercato e di fiducia per sostituire i collaboratori dimissionari e per nuove assunzioni».

michele graglia «Mantenere il più possibile invariati i livelli occupazionali è oggi la priorità – sottolinea Michele Graglia, presidente di Univa – per questo dobbiamo fare maggiormente leva sugli ammortizzatori sociali come strumento in grado di sostenere la ricchezza, anche perché sono i numeri a permettercelo». L’Inps, infatti, a livello nazionale, segnala come rispetto alle ore di Cassa Integrazione concesse, quelle effettivamente utilizzate dalle imprese sono state il 63 per cento: «Un dato che, secondo alcune nostre proiezioni, sul territorio varesino è ancora più basso – precisa Graglia – Sui 32 miliardi a disposizione nel biennio 2009-2010 per la Cassa Integrazione Ordinaria e Straordinaria, saranno spesi, a fine 2009, 5,6 miliardi. Per questo le risorse a disposizione devono essere utilizzate al meglio: per garantire la tenuta del sistema delle imprese in attesa che si diffonda la risalita dei livelli produttivi, a cui stiamo faticosamente assistendo in alcuni dei vari settori presenti sul territorio».

giorgio merlettiUna attesa che però fa arrabbiare le piccole imprese: «Chi ci governa avrebbe dovuto preoccuparsi prima, perché di questa crisi economica, preannunciata da tempo, la politica non ne ha voluto cogliere la profondità. Varese non trema perché la sua imprenditoria "ha sempre fatto utile con il lavoro e non con la finanza" (se vogliamo ricordare una frase del ministro Giulio Tremonti) e ha fatto di tutto per sconfiggere i fantasmi della recessione nera. Ma Varese ha raggiunto il limite della sopportazione e ormai è furiosa – commenta Giorgio Merletti, presidente dell’Associazione Artigiani della provincia di Varese – La sua imprenditoria non vuole mollare e non licenzia, così gli imprenditori capitalizzano l’azienda di tasca propria, dialogano con i dipendenti ed i dipendenti se li tengono stretti, hanno rispetto del lavoro e di chi lavora. Non sono le piccole imprese a lasciare a casa i collaboratori: è chi utilizza la subfornitura e ha dato un taglio netto alla filiera dei micro e piccoli protagonisti della nostra economia; è quella parte del sistema bancario che non ha dato riconoscimento sostanziale al sistema dei Confidi; è la mancanza di una politica a corto raggio e di una politica industriale che sia efficace anche sul lungo periodo».

Ciò che manca infatti, soprattutto per i piccoli imprenditori, è un vero sostegno governativo: «Continuano a latitare interventi anticrisi convincenti – puntualizza infatti Orsi – ad oggi la promessa di ridurre l’IRAP non è stata attuata, gli interventi attesi sugli studi di settore non sono arrivati, ulteriori misure di sostegno ai consumi ed agli investimenti non sono stati emanati ne si possono rinvenire nella Finanziaria in discussione. In una situazione di questa natura, aspettando che smetta di piovere è ovvio che ci si bagni».

Niente di sorprendente, però, nemmeno in questo caso: «La nostra Associazione aveva dichiarato tempo fa che la bolla sarebbe scoppiata se lo Stato non sarebbe intervenuto prontamente e con coscienza per frenare gli effetti a valanga della crisi. E così è successo – reagisce Merletti – Avremmo preferito non aver ragione, ma sino a quando non ci si convincerà del fatto di siglare un nuovo Patto per il rilancio della competitività e pensare seriamente al "piccolo", il danno proseguirà».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Dicembre 2009
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