Ultimo giorno per un’intesa sul clima
È il giorno della verità al vertice climatico di Copenaghen e a poche ore dalla chiusura non è ancora chiaro se si arriverà ad un accordo condiviso.
È il giorno della verità al vertice climatico di Copenaghen e a poche ore dalla chiusura non è ancora chiaro se si arriverà ad un accordo condiviso. Oggi i grandi del mondo dovranno apporre la propria firma sotto la bozza di’intesa. Per arrivare a dei punti condivisi, almeno dalle maggiori potenze, si è svolto un extra-vertice notturno, una corsa contro il tempo per cucire insieme un progetto conclusivo.
Il testo messo a punto dagli «sherpa» e che ovviamente potrebbe ancora subire cambiamenti, allo stato non cita però obiettivi per i tagli delle emissioni dei Paesi industrializzati. Intesa invece sull’aumento della temperatura globale, che non dovrà superare i 2 gradi centigradi sui livelli pre-industriali, e un programma per i Paesi poveri che saranno finanziati con un fondo che raggiungerà i 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020 per adottare tecnologie pulite e affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Il testo è stato esaminato accuratamente e limato dagli esperti di clima di 26 paesi e oggi sarà esaminato dagli oltre 100 capi di Stato e di governo che sono già arrivati o che stanno sbarcando a Copenaghen.
Il più atteso è naturalmente Obama. Il presidente americano aveva fatto della svolta climatica uno dei punti più forti della sua campagna elettorale ed è quello che meno può permettersi un risultato fallimentare del vertice.
Ieri per tirare la volata ad Obama era arrivata a Copenaghen il segretario di Stato Hillary Clinton, segno che gli Usa puntano seriamente ad un accordo incisivo. Il grosso punto di domanda rimane la Cina. Ieri una nota girata in mattinata aveva gelato ogni possibilità d’intesa, salvo poi una dichiarazione del premier cinese Wen Jiabao, che ha chiesto un «accordo equilibrato, giusto e ragionevole» riaprendo qualche speranza.
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