Van De Sfroos: «Tra musica e talk show per scoprire le tradizioni»
Il cantante racconta il suo nuovo progetto diviso tra il concerto e lo spettacolo. L'11 dicembre farà tappa in provincia e vedrà Alberto Patrucco come ospite
Ha girato i teatri della Lombardia con “Pica”, ha ricevuto premi importanti, è stato ospite di “Follia Rotolante” su Rai Due, ha fatto cantare uno stracolmo Forum d’Assago, ha diretto Id&m (il festival dedicato alla musica lombarda) ed ha presentato il cofanetto “40 pass” (4 cd + 2 dvd). Il tutto nell’ultimo anno e mezzo. Eppure il fenomenoDavide Van De Sfroos non finisce. Il cantante laghèe quest’anno presenta un nuovo progetto che, partito da Morbegno il 13 novembre, ha registrato "sold out" in otto date su nove e continuerà fino a Marzo toccando piccoli e grandi teatri.
Nella nostra provincia arriva l’11 dicembre, al teatro di Jerago con Orago (posto unico 20 euro) e prevede un’ora e mezza di spettacolo diviso tra il concerto e il talk show. Nessun canovaccio ma libertà di improvvisazione, letture teatrali e tanti ospiti: «È uno show dove musica, attori e persone interagiscono tra loro» – spiega Van De Sfroos – «Ha la regia di uno spettacolo teatrale (curata dal varesino Andrea Chiodi) e sul palcoscenico, oltre ai miei musicisti, ci sarà l’attrice Stefania Pepe. È uno spettacolo che prevede momenti culturali, comici, teatrali dove a ogni serata interviene un ospite più o meno conosciuto (ndr il comico Alberto Patrucco per la serata di Jerago). Il tutto avviene in una dissolvenza di cose. Ho notato che il pubblico segue attentamente ciò che succede».
Davide, chi ci sarà sul palco con lei, e come ha scelto gli ospiti delle serate?
«Sono persone che appartengono al mio mondo o alla mia passione e con ognuno di loro si crea un’interazione diversa. Fino ad ora hanno partecipato Ale e Franz, con Frankie Hi Nrg abbiamo “rappato” su pezzi medievali. Ci sono stati Nanni Svampa o Alberto Patrucco ma anche un ex-detenuto o un parroco che lavora in carcere. Si crea un dialogo e lo spettacolo diventa un omaggio a loro».
Il suo tour verrà presentato anche nei teatri in disuso nella Lombardia. Perché questa scelta?
«È uno spettacolo voluto dall’assessorato alla Cultura, identità e autonomie della Lombardia e va a riscoprire i piccoli teatri del territorio. Sono teatri che hanno un’importanza culturale a priori, sono loro stessi parte della cultura e del dialetto, sono il corrispettivo della piccola piazza. Qualsiasi luogo può diventare magia, basta saperlo organizzare. Non è la struttura ma la volontà di chi fa le cose e ho voluto che il mio viaggio passasse da lì».
C’è una riscoperta della musica lombarda. Possiamo dire che lei ha risvegliato la voglia di cultura legata al territorio. Secondo lei perché c’è questo bisogno?
«È come una foglia che sventola di qua e di là, ad un certo punto si rende conto di essere attaccata ad un ramo. Il ramo si rende conto di essere parte di un tronco con delle radici. C’è un ritorno alla terra, alla lingua, alle tradizioni. Non è una cosa bizzarra, al contrario è la cosa più naturale che ci sia. É avvicinarsi a qualcosa che si sente proprio».
Quali saranno i brani che verranno presentati durante lo spettacolo?
«Pezzi nuovi e vecchi. Nello spettacolo ci sono punti fermi ma in ogni serata succede qualcosa di nuovo. Lo spettacolo si sviluppa in un ora e mezza o due senza blocchi, le canzoni vengono scelte anche in base all’ospite che viene coinvolto nella serata».
Cosa pensa del dialetto al festival della canzone italiana di SanRemo?
«Penso che ogni volta che si apre una porta a qualcosa di nuovo sia una cosa bella. Non so cosa succederà ma credo che stia tutto in chi gestirà l’organnizzazione; la giuria poi avrà un compito importante nella scelta dei brani. Poi sta tutto a chi fa la musica, la qualità è fondamentale».
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