Terza pista, non dar per scontato ciò che non è

Legambiente annuncia battaglia contro il progetto di una nuova pista per lo scalo della brughiera. Guardando all'ambiente, ma anche alla realtà del lavoro

Della terza pista si discute da tempo: una prospettiva indicata come necessaria da molti, ma che trova anche l’opposizione di una parte del territorio. Pubblichiamo la posizione di Legambiente 

Legambiente rende nota la comunicazione pervenuta dal Ministero dell’Ambiente che concerne l’iter burocratico relativo alla terza pista, promossa da ENAC per conto di SEA nel luglio 2007, ancora prima del disastroso collasso di Alitalia.

La comunicazione contiene il parere espresso dalla Commissione tecnica VIA/VAS il 19 gennaio 2009. Vengono così definiti i contenuti dello Studio di Impatto Ambientale (SIA) che la Società Aeroportuale Milanese (SEA) dovrà produrre prima di procedere all’ampliamento di Malpensa. Sono i classici punti chiave delle valutazioni ambientali: atmosfera, ambiente idrico, suolo e sottosuolo, vegetazione, fauna ed ecosistemi, salute pubblica, rumore, radiazioni ionizzanti e paesaggio.
Ma attenzione! La procedura valutativa non deve concludersi necessariamente promuovendo la terza pista: se, oggettivamente la valutazione terrà conto di tutte le condizioni, la conclusione potrebbe essere anche quella di bocciarla. Questo dipende anche dalla partecipazione che il territorio saprà dare, sviluppando quelle analisi che certamente SEA non può (o non vuole) inserire nel suo SIA.
Le Associazioni e i Comitati sono pronti a raccogliere la sfida dell’analisi ambientale, partecipando attivamente alle procedure di VAS e di VIA: la prima in Regione, la seconda al Ministero.
Alcune osservazioni sono già pronte e sono relative alla qualità dell’aria che costituisce la principale emergenza ambientale regionale.  
Si tratta dei documenti presentati al recente convegno del CUV tenutosi a Somma Lombardo a fine novembre.
Due sono gli studi di UNI.CO.MAL uno fa riferimento ai recenti dati di ARPA e alla legge lombarda di risanamento atmosferico, l’altro analizza gli aspetti della sentenza Quintavalle relativi all’inquinamento gassoso prodotto dagli aerei.
Un terzo documento, degli Amici della Natura ad Arsago, evidenzia nell’area dei decolli inquietanti fenomeni di mutagenicità causata dallo stress ambientale. Seguono valutazioni circa le effettive esigenze trasportistiche del nord Italia e la necessità di mantenimento del polmone verde e del corridoio biologico della valle del Ticino (WWF). 
Un documento di Legambiente riprende il Piano d’area del ‘99, con tante belle promesse di interventi di mitigazione/compensazione e di riqualificazione boschiva, disattese e assolutamente da esigere, anche per promuovere nuovi posti di lavoro.
 
E’ in fase di completamento la sintesi di una ricerca approfondita sul lavoro in provincia di Varese, condotta dalle ACLI in modo esaustivo e puntuale. Si dimostra che la nostra area ha bisogno di ben altro che Malpensa per rilanciarsi dal punto di vista occupazionale.
Il problema della perdita dei posti di lavoro è endemico a Malpensa 2000 fin dal suo nascere. Precarietà, bassa qualificazione, misere paghe e termini contrattuali temporali di brevissima durata sono, da dieci anni, le vere caratteristiche dei posti di lavoro in aeroporto e hanno costituito la sorgente degli utili di SEA. C’è da chiedersi se le forze politiche (così attente oggi al problema del lavoro) e sindacali (sanno che i lavoratori sono anche cittadini?) siano in grado di comprendere che potenziare Malpensa con una terza pista per risolvere i problemi della disoccupazione significa confondere la malattia con la cura.
 
Per meglio chiarire ed eliminare ogni equivoco: chi ha a cuore l’ambiente ha a cuore anche la situazione dei lavoratori, ma per risolvere i loro problemi non occorre abbracciare i progetti di SEA, sostenendo la realizzazione di quei progetti che hanno esposto il territorio all’attuale criticità. Detto con un vecchio proverbio “ il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”. In passato si è voluto far credere che Malpensa avesse chissà quali potenzialità ed abbiamo visto i risultati. Dobbiamo proseguire su questa linea?
 
A questo proposito speriamo che le forze politiche inizino a guardare alla crisi del lavoro a Malpensa in modo meno ipocrita e strumentale, distinguendo l’opera terza pista dal problema della disoccupazione.
 
Ricordiamo infine che l’impegno a partecipare in modo democratico all’iter di VAS e VIA è di tutti, cittadini ed istituzioni. E’ questo il momento di dire quanto paga il territorio per Malpensa.
Le associazioni, si sa, intervengono volontariamente, mentre, per legge, il compito di occuparsi della salute pubblica è a carico dei Sindaci.
Ma questi sapranno scuotersi dal torpore generale che li avvolge e proviene da una propaganda ben orchestrata?
 
Ci vogliono far credere che la terza pista è già decisa, ma così non è
Se Malpensa ha provocato così tanti danni all’occupazione con due piste, figuriamoci con tre!.
 
 
LEGAMBIENTE
Circolo E.Ferrario – Gallarate
Il Presidente (Emilio Magni)
 
Amici della Natura ad Arsago
Arsago Seprio
Il Presidente (Raffaella Filippini)

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Gennaio 2010
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