Riciclaggio, richiesto l’arresto per Scardia
Nell'ambito dell'inchiesta la magistratura di Roma ha emesso anche un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti del senatore Nicola Di Girolamo (Pdl) per violazione della legge elettorale ''con l'aggravante mafiosa''
Una gigantesca rete di riciclaggio di denaro sporco con ramificazioni internazionali per un ammontare complessivo di circa 2 miliardi di euro. È quanto hanno scoperto i carabinieri del Ros e la Guardia di Finanza, che ha portato a 56 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Roma, su richiesta della procura distrettuale antimafia. Alcuni indagati sono stati arrestati in Usa, Inghilterra La magistratura di Roma ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del senatore Nicola Di Girolamo (Pdl) per violazione della legge elettorale ”con l’aggravante mafiosa”. Lo ha reso noto il procuratore della Dda di Roma Giancarlo Capaldo nel corso di una conferenza stampa a piazzale Clodio, tenuta insieme al procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso per illustrare l’operazione Broker contro il riciclaggio. Nel giugno 2008 il gip di Roma aveva chiesto gli arresti domiciliari per Di Girolamo, chiedendo l’autorizzazione all’arresto alla Giunta delle Immunità parlamentari del Senato. Ma il 24 settembre 2008 il Senato ha negato l’autorizzazione e la Giunta per le Elezioni ha avviato una verifica del possesso dei requisiti per l’eleggibilità da parte del Di Girolamo. Al termine della verifica la Giunta ha richiesto al Senato l’annullamento della sua elezione. Il 29 gennaio 2009 il Senato – si è appreso in conferenza stampa – ha deciso di rinviare gli atti alla Giunta delle Elezioni "affinché la prosecuzione dell’attività di verifica fosse subordinata all’esito processuale passato in giudicato". In base alle accuse l’elezione di Di Girolamo doveva servire all’organizzazione criminale per spostarsi, senza problemi nell’ambito delle attività transnazionali di riciclaggio.e Lussemburgo.
Tra i destinatari delle 56 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Dda di Roma nell’ambito dell’operazione ‘Phunchard-Broker’ ci sono anche alti funzionari e amministratori di Fastweb e Sparkle indicata come consociata di Telecom. In pratica ai ‘colletti bianchi’ si contesta di non avere adottato le necessarie cautele per evitare che le società fittizie lucrassero crediti d’imposta per operazioni inesistenti relativi all’acquisto di servizi telefonici per grossi importi. Il giro di soldi è di circa 2 miliardi di euro. L’Iva lucrata veniva incassata su conti esteri e poi i soldi venivano reinvestiti in beni come appartamenti, gioielli e automobili.
Silvio Scaglia, ex amministratore delegato di Fastweb, e’ ricercato dal dda di Roma che ha emesso nei suoi confronti un mandato di arresto nell’ambito dell’inchiesta ‘Broker’.
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