“Occupazione, ora si deve guardare avanti”
Il presidente di Cna Varese commenta la situazione in cui si sono trovate le aziende artigiane e rilancia strumenti per investire sull'occupazione, come l'apprendistato
Le rilevazioni effettuate periodicamente e il rapporto continuo con le aziende associate confermano che, nonostante le pesanti conseguenze sul piano occupazionale, le piccole imprese continuano a resistere. A differenza di quanto avvenuto nella grande impresa, i nostri associati hanno dimostrato un’ostinata determinazione nel difendere a ogni costo l’occupazione, nel non volere mandare a casa i propri dipendenti, nel tentare di salvaguardare competenze costruite nel corso di anni di collaborazione.
I dati sull’occupazione usciti negli ultimi giorni confermano la reale portata generale della crisi.
Ma distinguono poco tra grande impresa, nella quale l’occupazione spesso si declina semplicemente in costo del lavoro e piccola impresa, dove il rapporto tra datore di lavoro e dipendente va ben oltre i legami contrattuali, implicando un tacito patto di responsabilità, che spesso porta il titolare dell’impresa a condividere le difficoltà con i propri collaboratori.
I numeri disponibili dicono che, tuttavia, sono circa 100 mila i posti di lavoro persi nel settore dell’artigianato e si tratta di un saldo negativo certamente preoccupante.
Ma noi, che come Associazione siamo stati e siamo vicini alle imprese istruendo tante pratiche di solidarietà e di cassa integrazione, possiamo affermare che è stato fatto il possibile e l’impossibile per mantenere i livelli occupazionali: il fatto vero è che l’impatto della crisi ha comportato un calo delle assunzioni amplificato dal sostanziale blocco del turnover, che nell’artigianato, per motivi strutturali, è particolarmente elevato, pari a circa il 30% degli occupati.
La diminuzione dell’occupazione ha interessato principalmente le qualifiche più basse, da sempre caratterizzate da elevata mobilità interaziendale, mentre si registra una forte tenuta della manodopera specializzata, elemento qualificante dell’impresa di piccola dimensione. E una fase straordinaria, nella quale non è possibile fare altro che giocare in difesa.
Di sicuro l’ampliamento e il rafforzamento degli strumenti di sostegno al reddito hanno consentito una gestione meno traumatica, rispetto ad altri paesi, degli effetti della crisi. Il sistema degli ammortizzatori sociali, grazie anche all’importante ruolo svolto dagli enti bilaterali, ha consentito il mantenimento dell’attività per migliaia di imprese e, contestualmente, il sostegno al reddito di centinaia di migliaia di lavoratori.
Ora si deve guardare avanti, pensare a quale occupazione dopo la crisi e creare le condizioni per ripristinare il circuito virtuoso tra domanda e offerta di lavoro, magari alimentandolo con politiche formative e di sostegno al reddito vicine alle necessità dei lavoratori e delle imprese.
In proposito, la CNA ha elaborato un’iniziativa importante che riguarda l’apprendistato e la formazione, attraverso la stipula di un un accordo in materia di apprendistato professionalizzate che, se recepito e tradotto concretamente e non burocratimente in pratica, dovrebbe dare nuovo impulso all’occupazione giovanile.
La novità vera della proposta è che la formazione porrà finalmente al centro l’impresa, attraverso la piena valorizzazione della sua capacità formativa e dei percorsi di apprendimento per competenze, superando quelle distorsioni di ordine burocratico-formalistico che hanno generato una preoccupante frattura tra domanda e offerta formativa. In questo scenario, il ruolo degli enti bilaterali potrà e dovrà essere ulteriormente valorizzato.
E’ una proposta che trae spunto e sostanza dalla sottoscrizione, avvenuta il 17 febbraio scorso, di un protocollo di intesa tra Governo, Regioni, Province autonome e parti sociali che stabilisce, per il 2010, le linee guida per offrire ai lavoratori inoccupati, disoccupati e destinatari di interventi di sostegno al reddito un percorso di formazione o riqualificazione, attraverso un più incisivo coinvolgimento del ruolo delle organizzazioni di rappresentanza sindacali e datoriali.
Una formazione mirata agli effettivi bisogni delle imprese e rispondente alle necessità professionali dei lavoratori. Un percorso che dovrà essere concreto e attuale, volto a ottimizzare il rapporto tra domanda e offerta di lavoro e non astratto o inutile, come talvolta è accaduto in passato.
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