Sul futuro della cartiera si rincorrono voci e bluff

La consigliera comunale Silvana Fandella parla di accordi già presi con un'azienda lombarda del settore fotovoltaico, ma lo studio legale che si sta occupando della cessione nega tutto. E spunta l'ipotesi Ikea

Fotovoltaico o Ikea per la cartiera di Besozzo? Le voci si rincorrono, nessuno conferma e i dubbi si accumulano su quello che sarà dell’area dove fino al maggio 2008 c’era la storica ditta, poi dismessa dalla proprietà svedese Munskjo. In cassa integrazione straordinaria fino al prossimo giugno ci sono ancora 60 dipendenti. Di un’ipotesi solare ed energetica per l’area ha parlato Silvana Fandella, L'interno della cartiera di Besozzoconsigliere comunale di Besozzo della Lega Nord e candidata alle elezioni regionali: secondo lei ci sarebbe già un accordo con una non meglio specificata azienda lombarda che produce impianti fotovoltaici, disposta a rilevare il sito per fabbricare lastre di silicio cristallizzate e ad assumere 130 operai, 30 impiegati e in futuro altri 300 dipendenti, il tutto a partire dall’agosto 2011. Il direttore del personale della Munskjo Alberto Gualandris non ne sa nulla; il sindaco di Besozzo Fabio Rizzi nicchia, dice che ci saranno incontri nelle prossime settimane e che c’è il progetto per un centro di ricerca sull’energia alternativa europeo, con soldi pubblici e finanziamenti privati; i sindacati si dicono sorpresi e ignari; lo studio legale “Gianni, Orrigoni, Grippo & Partners” che si sta occupando della vendita dell’area di Besozzo per conto della multinazionale svedese però nega che ci siano trattative in corso o accordi, scritti o verbali che siano, per la cessione del sito della cartiera: per il momento ci sono solo gli annunci su alcuni giornali che chiedono di manifestare l’interesse all’acquisto, ma di contatti concreti nemmeno l’ombra. Resta il mistero su come faccia la candidata Fandella a sbandierare un risultato tanto prestigioso come il ritorno di una realtà industriale a Besozzo senza che ci siano i presupposti e senza che chi è preposto alla vendita confermi contatti o accordi (l’area è privata, il Comune al massimo può fare da mediatore tra le parti, ma non sembra questo il caso). Gli stessi dubbi li hanno gli ex dipendenti della Munskjo, ben contenti in caso di arrivo di un investitore capace di assumere fino a 400 e più operai, ma scettici su una possibilità simile a breve termine e soprattutto a ridosso delle elezioni. Intanto nei paesi vicini si parla di un arrivo di un altro colosso svedese, Ikea, da tempo immemore accostato alla nostra provincia per un insediamento di vendita: anche in questo caso non c’è nulla di concreto, ma almeno nessun candidato si è lanciato in dichiarazioni e promesse.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Marzo 2010
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