Il Pulitzer va ad un giornale on-line, e alla generazione blogger
Rivoluzione per il premio più prestigioso per i giornalisti: a due anni dall'apertura a Internet vengono premiati una giornalista on-line, un vignettista digitale e un giornale locale che usa Twitter
Inutile dirlo, solo qualche anno fa il giornalismo on-line veniva considerato quasi di serie B, meno prestigioso della carta stampata: basti considerare che, fino al 2008, i giornali on-line non erano candidabili al premio Pulitzer. Da qualche anno le cose sono cambiate e per questo 2010 si è aggiudicata un Pulitzer un’inchiesta scritta per un giornale on-line, è la prima volta nella storia.
Ad aggiudicarsi il premio è la giornalista Sheri Fink, che ha realizzato un’inchiesta di 13mila parole sulla complessa e sospetta gestione dell’emergenza sanitaria a New Orleans dopo la devastazione provocata dall’uragano Katrina: pare che, nell’emergenza, molti dottori abbiano preso scelte frettolose sulla morte o vita dei pazienti. L’inchiesta è stata pubblicata su ProPublica, giornale on-line no profit che regala le sue inchieste ai più prestigiosi giornali americani.
Finanziandosi principalmente con il contributo annuale di due magnati americani (Herbert Sandler e Marion Sandler), ProPublica sostiene di godere di un’invidiabile autonomia, permettendosi di scomodare i poteri senza timori. Tra i membri fondatori c’erano già diversi premi Pulitzer, come Charles Ornstein, Tracy Weber, Jeffe Gert e Marcus Stern, ma questa è la prima volta che un giornalista della testata riesce a vincere grazie esclusivamente all’on-line.
I premi Pulitzer di quest’anno, tuttavia, sono un chiaro messaggio di innovazione. Tra i vincitori ci sono anche Mark Fiore, vignettista che pubblica esclusivamente on-line, e il Seattle Times, giornale locale premiato per il suo utilizzo di Twitter, che usa per ottenere segnalazioni dai lettori. E qui, dal giornalismo, si sconfina in un nuovo strumento, quello dello user generated content, cioè dei contenuti generati dagli stessi lettori dei quotidiani: gli stessi contenuti che, più in piccolo, VareseNews chiede ai suoi lettori, e ai quali da due anni dedica uno spazio fisso in home-page.
Un sistema di lavoro decisamente nuovo, che in Italia stenta a decollare se non con esperimenti isolati (come quello di questi giorni della Rai). Una strada probabilmente insidiosa e da affrontare con rispetto reciproco. Ma che, come dimostrano questi premi, può portare con sé grandi occasioni.
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