Piscina comunale, storia infinita alla “Corte dei Conti”

Sentenza del Consiglio di stato che confermerebbe “l’eccessiva tolleranza” del comune nei confronti dei primi costruttori della struttura. La risposta di Candiani

Piscina di Tradate quando vennero abbandonati i primi lavoriNon accennano a diminuire le polemiche sulla piscina comunale di Tradate. Dopo l’annosa questione della costruzione della struttura che ha portato anche a un contenzioso con la prima impresa costruttrice, adesso spunta una recente sentenza, del 3 maggio, del Consiglio di Stato che dà il via libera alla Corte dei Conti di verificare “l’eccessiva tolleranza” del Comune nei confronti dei vecchi costruttori della piscina (nella foto quando vennero abbandonati i lavori dai primi costruttori).
A dare la segnalazione è il consigliere comunale di minoranza, Carlo Uslenghi che ha “scovato” la sentenza. Ma andiamo con ordine: «Era il 17 luglio 2002, nel mio ruolo di consigliere comunale della lista civica Città Nuova scrissi alla Corte dei Conti, chiedendo se fosse giusto che dalle casse comunali venivano legittimamente sottratti soldi per pagare le rate di un mutuo per qualcosa che, allora, c’era solo sulla carta, la piscina comunale». Uslenghi si riferisce alla costruzione della piscina poi interrotta dall’impresa appaltatrice.
 
«Insomma – prosegue -, per quale motivo, per quale ragione, da una parte si dovevano pagare obbligazioni per un debito, e dall’altra si tardava a definire un percorso che avrebbe portato poi alla costruzione della piscina, purtroppo passata di mano, dal Comune al privato? Chi esercitava il controllo sull’intera operazione, la costruzione della piscina comunale? Quali controlli il Comune si è forse dimenticato di attuare per avere la complessa situazione monitorata? Ci sono stati eventuali danni erariali a danno della collettività? Queste domande le posi, appunto, alla Corte dei Conti».
 
Nel luglio del 2009 è arrivata in Comune la lettera che l’esposto presentato da Uslenghi alla Corte non era stato accolto dalla Corte stessa. «Ma sulla piscina, per avere chiarimenti, non si sono mossi solo sprovveduti consiglieri comunali di minoranza – prosegue Uslenghi – Infatti l’Autorità per la Vigilanza sui Lavori Pubblici, in data 29 ottobre 2003, aveva censurato la condotta del Comune di Tradate per l’ “eccessiva tolleranza accordata” nei rapporti con l’impresa costruttrice della piscina comunale. Il Comune aveva presentato ricorso al TAR contro la censura dell’Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici, ottenendo un successo in seguito all’istanza presentata. L’Autorità di Vigilanza, a sua volta, presentò ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza “assolutoria” del TAR».
 
Il 3 maggio ecco la sentenza del Consglio di Stato che accoglie il ricorso dell’Autorità di vigilanza, annullando la sentenza del Tar. «Ecco in sintesi la decisione – spiega Uslenghi che riassume la sentenza di cinque pagine -: è inammissibile il ricorso del Comune di Tradate, avverso  la deliberazione dell’Autorità per la Vigilanza sui Lavori Pubblici in cui è stata sottoposta a censura la condotta del Comune per l’ “eccessiva tolleranza accordata” nei rapporti con l’impresa, ed è stata contestualmente disposta da parte del Consiglio di Stato la segnalazione della questione alla Procura della Corte dei conti per gli eventuali accertamenti di competenza».
 
«Per caso il sindaco ne ha dato notizia? Assolutamente no! E se ne guarda bene di farlo! – il consigliere Uslenghi commenta con ironia quanto accaduto -. Sono gli avvoltoi che visitando il sito www.unitel.it, cliccando sulla finestra con la scritta: “Sentenze commentate da Sonia Lazzini”, al n. 14, hanno trovato, appunto, la sentenza del Consiglio di Stato, che convalida la censura al Comune di Tradate per l’eccessiva tolleranza accordata nei confronti dell’impresa che aveva iniziato la costruzione della piscina e mai portata a termine. Noi avvoltoi crediamo che c’è un principio che tutti devono rispettare, a partire dai politici eletti: la trasparenza. Per questo continueremo nella nostro ruolo istituzionale di controllo e vigilanza, a tutela degli interessi dell’intera comunità civica».

«Non capisco il tono esagerato che usa Uslenghi in questo intervento – risponde il sindaco Stefano Candiani -. La lettera della sentenza ci è arrivata soltanto il 12 maggio. Non teniamo nascosto nulla, è tutto pubblico. Per quanto riguarda i contenuti, il consigliere di minoranza non ha proprio capito: lo stesso consiglio di stato conferma che non era competenza dell’autorità giudiziaria giudicare su quell’intervento. È già stato tutto chiuso con la sentenza della corte dei conti dello scorso anno, quella che ha deciso di non procedere. Con i primi costruttori abbiamo poi risolto tutto. È una questione ormai vecchia».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Maggio 2010
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