Gli ospedali non reggeranno l’invecchiamento della popolazione

Le prestazioni riservate alla terza e quarta età sono decisamente superiori a quelle delle altre fasce. Il direttore Bergamaschi delinea il futuro dell'assistenza

Ricoverati in corsia. I pazienti anziani sono in costante aumentoNel 2009, l’ospedale di Circolo ricoverò quasi 30.000 pazienti. Di questi, quasi 21.000 erano ultra cinquantenni: in particolare furono 10.622 le persone tra i 50 e i 70 anni e 10.209 tra gli over settanta. Un rapporto confermato all’ospedale di Luino dove i casi di over 50 sono stati 885, quelli over 70 1271 e solo 94, per esempio, gli under 18 e 239 i pazienti tra i 17 e i 36 anni di età.
A risentire di questo carico di lavoro è soprattutto il pronto soccorso. Nei mesi di gennaio e luglio, il PS raggiunge i suoi picchi di attività e l’incidenza della terza e quarta età è elevatissima:  in estate, per esempio, i pazienti in arrivo sono anziani o feriti.

La terza ( e quarta) età, dunque, fa la parte del leone nelle corsie degli ospedali dove, spesso, viene chiesta un’assistenza che non è pefettamente in linea con il carattere iperspecialistico e supertecnologico delle cure negli ospedali moderni: «Effettivamente – spiega il direttore generale dell’azienda ospedaliera Walter Bergamaschi – l’assistenza alla terza e quarta età ci impone di considerare e sviluppare politiche innovative. L’aumento dei pazienti anziani e la cronicizzazione delle malattie mettono a rischio la tenuta dell’intero sistema. Sono necessarie delle azioni concertate con il territorio per forme differenti rispetto alla semplice ospedalizzazione».

Spesso, infatti, il ricovero viene vissuto come uno stress sia dal paziente sia dal famigliare e ciò comporta un peggioramento anche delle condizioni fisiche: « la via intrapresa è quella di assistere questi pazienti a casa propria. È il caso, per esempio, dell’ospedalizzazione domiciliare, della telemedicina, dell’assistenza domiciliare. Si tratta di formule che prevedono l’uscita del personale ospedaliero sul territorio o il monitoraggio telematico. Sono innovazioni recenti che stanno dando già buonissimi risultati sia in campo oncologico, sia con i pazienti della pneumologia e della cardiologia ( scompenso cardiaco)».

Tenere a casa il paziente assicurandogli l’assistenza ospedaliera ma, nel contempo, responsabilizzandolo sulle proprie condizioni e sulla serietà della cura è la soluzione su cui si punta per non far affondare il Servizio sanitario nazionale: « Il cammino, comunque, è lungo perchè il nostro è un sistema che ha sempre pensato alla cura del paziente acuto e non cronico. Si impone un cambiamento culturale notevole, anche da parte dei pazienti stessi, abituati a ricevere cure e non a curarsi in modo coresponsabile».

Il ruolo da protagonista del paziente sarà uno dei passggi nodali di questa rivoluzione: « Recentemente, per esempio, dall’analisi delle esenzioni, la Regione ha scoperto che i pazienti diabetici seguono cure sbagliate o non si curano affatto e i rischi che la loro patologia degeneri sono elevatissimi. Il sistema deve evitare complicazioni. Questo tipo di approccio si chiama "prevenzione terziaria ( primaria sono gli stili di vita e la secondaria sono gli screening) e punta alla collaborazione perchè le malattie non si cronicizzino o degenerino».

La casa, dunque, sarà la risposta sanitaria del futuro: « La sfida di domani è quella di ridurre progressivamente i posti letto ospedalieri. Non si torna indietro».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Luglio 2010
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