I ragazzi della Martesana: esperienza contro l’emarginazione
Da luglio l’Anfiteatro della Martesana è diventato il luogo di aggregazione di un gruppo di adolescenti, quasi tutti sudamericani e arrivati di recente a Milano
Sono 12, hanno tra i 12 e i 17 anni, provengono quasi tutti da Ecuador e Perù. Dal mese di luglio si
ritrovano all’Anfiteatro lungo il Naviglio della Martesana, spazio di incontro, recentemente riaperto
dal Comune (Consiglio di Zona 2), a pochi passi dalla fermata della metropolitana di Turro, nel
cuore di uno dei quartieri milanesi con la più alta concentrazione di latinoamericani della città. I
ragazzi della Martesana, oltre alla lingua madre, hanno un’altra caratteristica comune: sono arrivati
in Italia da poco tempo, richiamati da genitori immigrati prima di loro che, non appena si sono
sistemati con lavoro e casa, hanno chiesto il ricongiungimento familiare. «Una fase, quella del
trasferimento, delicata che può avere esiti traumatici», spiega Anna Oppizzi educatrice della
Cooperativa Comin, che gestisce questo spazio nell’ambito del progetto Cassiopea, l’unico servizio
presente in città per i teenager “ricongiunti”. «Questi ragazzi si trovano a superare un duplice
shock. Uno culturale, perché da un contesto più povero vengono proiettati in un altro più ricco,
senza avere la stessa possibilità di accedere ai beni e agli stili di consumo degli altri coetanei. Ed
uno shock familiare, perché in poco tempo devono ricucire rapporti con familiari, spesso solo la
madre o il padre, che non vedono da molto tempo, a volte da quando erano bambini, e dai quali si
sentono in alcuni casi abbandonati e traditi».
Shock che possono creare cortocircuiti. Come ad esempio è accaduto a M., peruviano, che ora ha
concluso il suo percorso educativo. Era arrivato nel 2007 a Milano, quattordicenne, richiamato dal
padre che se ne era andato quando lui aveva appena tre anni. Con i suoi nuovi compagni di
scuola non si era trovato benissimo, preferiva frequentare gli amici latinos del quartiere. Fino a che
un giorno, fa uno sgarbo a qualcuno. Fuori da scuola scoppia un rissa. Per sedarla il preside è
costretto a chiamare la polizia. Solo una scazzottata tra ragazzi? O qualcosa di più serio, come un
regolamento di conti? Non si riesce a capire. Il padre e il ragazzo già inseriti nel progetto chiedono
aiuto agli educatori di Cassiopea che li sostengono nella mediazione con le famiglie coinvolte.
«M., era un tipo sveglio e molto determinato, aveva le capacità di un leader. Ma da qui a dire che
fosse un affiliato ad una banda e che ne fosse addirittura il capo, ne corre. Tutti questi ragazzi
dicono di avere un amico in una gang. Ma questi gruppi spesso non hanno nulla a che vedere con
i famosi Latin King o i Manhattan latinoamericani, a cui certo si ispirano, ma solo nei linguaggi e
nei simboli, non nelle condotte criminali. Bisogna stare attenti a stigmatizzare, perché dietro
all’apparenza, spesso non c’è nulla», spiega Alessia Cattaneo, l’altra educatrice con un passato
professionale tra i giovani della favelas brasiliane.
Quello che è certo è che in un quartiere segnato anche dalla devianza dei giovani immigrati,
Cassiopea vuole essere una riposta preventiva. L’equipe educativa, formata anche da una
responsabile del progetto, Anna Monti, e una mediatrice culturale peruviana, Carmen Sanchez,
intervengono per aiutare genitori stranieri a recuperare il loro rapporto con i figli e per sostenere
questi ultimi nel loro inserimento, soprattutto scolastico.
Per due pomeriggi a settimana (martedì e giovedì) Cassiopea offre ai ragazzini un luogo dove
incontrarsi, perfezionare la conoscenza dell’italiano, recuperare i ritardi nell’apprendimento,
svolgere attività ludiche e ricreative. Inaugurato 5 anni fa nei locali dell’oratorio della parrocchia
San Gabriele Arcangelo in via Termopili, il servizio da luglio si è trasferito, a due fermate delle
metropolitana di distanza, nella nuova sede all’interno del’Anfiteatro della Martesana, che a partire
dal mese di settembre ospiterà anche in un’ala le attività del Consiglio di Zona e nell’altra attività
promosse dalla cooperativa Comin (concessionaria di una parte dello spazio) insieme ad altri
soggetti organizzati e ai cittadini del territorio. Proprio in occasione dell’apertura ufficiale del
progetto Cassiopea sabato 31 luglio è prevista una festa all’Anfiteatro. Dalle 15 alle 20, giochi,
musica ed happy hour etnico.
Cassiopea è un progetto nato cinque anni fa grazie ad un finanziamento della Fondazione
Vodafone, in locali adiacenti alla parrocchia San Gabriele Arcangelo di via Termopili. Il progetto è
col tempo diventato un punto di riferimento stabile per i giovani neoricongiunti e per i servizi che di
essi si occupano, tanto che alla fine del finanziamento la cooperativa Comin ha stabilito di
mantenere comunque il progetto aperto, esponendosi finanziariamente. Dal gennaio 2010,
Cassiopea (la scelta di mantenere il nome originario è motivata dalla necessità di non “confondere”
i ragazzi) è il risultato della fusione di tre interventi: il progetto ICSS (ex legge 285/97) condotto in
partnership con la Fondazione Del Bue, l’azione “Incroci di Strade” finanziata da Fondazione
Cariplo nell’ambito del progetto di coesione sociale “Rane Volanti”, e l’esposizione finanziaria
parziale della cooperativa Comin.
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