Lena: “Non potrei mai fare un torto a un disabile”
Augusta Lena, presidente della cooperativa sociale Settelaghi, chiarisce la situazione dei lavoratori del laboratorio di Gazzada Schianno
«Ho una sorella che ha una grave disabilità, non potrei mai fare un torto a uno di loro». Augusta Lena, presidente della cooperativa sociale Settelaghi, si riferisce ai suoi lavoratori che varcano la soglia della Italocremona, azienda di Gazzada Schianno. Non li vuole chiamare nemmeno diversamente abili. «Per me sono lavoratori con pari dignità – dice la presidente – e non mi permetterei mai di sfruttarli o di non pagare i loro stipendi. È la mia storia personale che me lo impedirebbe e anche il percorso che la cooperativa Settelaghi ha avviato con questi ragazzi. Ho scelto questa strada difficile, perché sono convinta che il disabile non paga ma ti appaga».
I 25 lavoratori della cooperativa che partecipano al laboratorio della Italocremona, sono il primo nucleo di un progetto più ampio che mette al centro i disabili come persone capaci di dare un contributo creativo al processo produttivo. «Ho da sempre un sogno – continua Lena – quello di realizzare una cittadella dei mestieri in un contesto normale, dove il passaggio in azienda è solo per i tirocinanti e dove ciascuno puo’ fare un percorso di alcuni mesi per poi approdare a una scelta di formazione secondo le sue inclinazioni. Non si tratta solo di avviare al lavoro dei disabili, è troppo riduttivo.Vorrei creare un distretto socioeducativo dove mettere in rete i vari attori del territorio. È un modello già esistente negli Stati Uniti che funziona molto bene e non ghettizza nessuno. Se avessi la liquidità necessaria l’avrei già realizzato e sono riconoscente alla Italocremona perché ha creduto in questo progetto futuro. I ragazzi non devono temere nulla, già stamattina un gruppo ha ripreso nel laboratorio».
La cooperativa Settelaghi impiega circa 80 lavoratori. Quando aveva gli appalti per la pulizia delle scuole della provincia ne contava tre volte tanto. Oggi svolge per lo più servizi di trasporto per disabili e dializzati.
I sindacati Cobas-Cub, che stanno seguendo la vicenda dei lavoratori del laboratorio di Gazzada, sono consapevoli del fatto che alla base della situazione di mancato pagamento c’è un pregresso e una situazione finanziaria che pesano sulla cooperativa tanto che già in passato avevano trovato soluzioni concordate. «È un paradosso – conclude la presidente Lena -. Abbiamo dei crediti ingenti, un milione e 300 mila euro, da incassare dallo Stato e che lo Stato non ci paga e non ricevo alcun finanziamento dagli enti. Lotto quotidianamente per pagare gli stipendi e tutto ciò che spetta ai lavoratori. L’ho sempre fatto. Qualcuno si metta la mano sulla coscienza, quei soldi ci spettano e sono bloccati. Abbiamo lavorato nelle scuole per molti anni, garantendo un servizio di pulizie di alta qualità, ma non ci hanno rinnovato l’incarico. Che cosa devo pensare? Dicono che a pensar male si fa peccato, ma che ci si azzecca quasi sempre».
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