La scomparsa delle notizie
Quello che sconcerta è lo squilibrio di spazio tra le notizie sui giornali e nei telegiornali, troppo spazio alla vicenda di una casa
Otto minuti di servizio. In studio a commentare la notizia anche i direttori Belpietro di Libero e Padellaro del Fatto quotidiano. Il tg1 delle venti di venerdì sera ha dedicato quasi un terzo del telegiornale alla vicenda della ormai famosa casa di Montecarlo. Comprendiamo che di mezzo c’è il presidente della Camera dei deputati. Comprendiamo che, oltre all’alta carica dello Stato, su questa vicenda si giocano le sorti dell’attuale governo, ma le domande da farsi sono davvero tante. La prima riguarda il mondo dell’informazione, quasi tutto. Lo spazio della politica, e spesso il gossip intorno a questa, sta dilagando all’inverosimile. Tutti i giorni nei tg siamo costretti ad assistere agli stessi teatrini con le solite dieci facce.
I grandi giornali nazionali dedicano almeno una dozzina di pagine, ovviamente le prime, per raccontare anche nei dettagli ogni più insignificante fattarello. Quello che sconcerta è lo squilibrio di spazio tra le notizie, quando non addirittura la scomparsa della vita reale, dei problemi quotidiani che i cittadini devono affrontare. Insieme a questa la poca attenzione a grandi temi epocali che ci riguardano tutti. La settimana appena passata all’Onu si sono incontrati gli esponenti dei governi di tutto il mondo per rivedere, in previsione della data finale del 2015, obiettivi e proposte della Campagna del Millennio per sradicare la fame nel mondo, garantire l’educazione a tutti i bambini, ridurre la mortalità infantile ed altro. Sui nostri media, con pregevoli eccezioni, tutto in secondo piano. Forse in questo caso è anche comprensibile per la vergogna che dobbiamo provare come Paese.
Nel 2000 l’obiettivo che l’Onu si era dato, condiviso da tutti, prevedeva un impegno pari allo 0,7% del Pil nazionale che ognuno avrebbe dovuto stanziare per ottenere risultati concreti. L’Italia ha corrisposto solo lo 0,1%, abbassando in modo tremendo la media generale, che supera di poco lo 0,3%. C’è da sperare vada meglio nei prossimi cinque anni. Passando a questioni di casa nostra, nei giorni scorsi l’Istat ha resi noti i dati sull’occupazione. Il quadro presenta una situazione terribile. Oltre un quarto dei giovani non trovano lavoro. È il risultato peggiore di questo decennio. Per il tg1 questa notizia ha la stessa dignità dei nuovi servizi di fisioterapia per i cani. Non va tanto meglio alla carta stampata. Poi ci si domanda come mai i cittadini acquistano sempre meno i giornali. L’altra domanda riguarda il clima che viviamo ormai da tempo.
Un certo modo di fare informazione radicalizza le posizioni e non aiuta ad affrontare i problemi. Inoltre, produce una cultura davvero pericolosa. Il giornale e Libero conducono ormai da mesi una battaglia contro Fini ignorando qualsiasi regola civile. Sono completamente incuranti degli effetti che producono anche ad altre persone non direttamente coinvolte. Comunque vadano poi a finire queste vicende, la nostra comunità non ne esce certo migliore. Sarà, forse, poco di moda, ma il nostro lavoro dovrebbe guardare anche a questo.
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