Samuele Astuti, 35 anni, di Malnate, è membro dell’assemblea regionale del partito e parteciperà alla assemblea nazionale, non come delegato, ma su invito: «
Sono contento per tre motivi: primo in questo momento la nostra provincia è un’area di nuova infiltrazione mafiosa e il partito deve dire con forza quale è la sua strategia non solo in Italia, ma anche in questi luoghi, meno preparati di altri a combatterla – spiega Astuti -; secondo i nostri territori hanno sempre espresso una geografia industriale di punta dove l’innovazione tecnologica è importante. E’ da qui che si può parlare davvero di una nuova politica economica; terzo se il Pd vuole vincere in Italia deve vincere al nord e Varese è il nord del nord: si può dire che è l’estremo nord. Io sono contentissimo dell’operato di Bersani, che finalmente ha potuto togliersi dai problemi organizzativi del partito e cominciare a tenere una fitta agenda di temi politici importanti. E’ giusto così e
bisogna tornare sul territorio adesso. Il fatto che comincino da qui, che vengano a Varese da tutta Italia per parlare di temi politici è un grande segnale».

«Da questo incontro mi aspetto che il Pd chiarisca il proprio futuro, quale strategia, quali programmi, quali alleanze, quale legge elettorale, quale leadership, quale movimento – commenta
il sindaco di Saronno, Luciano Porro, classe 1956 -. Mi fa piacere abbiano scelto la nostra provincia come location di questo importante incontro. Proprio vicino a Saronno dove il Pd è arrivato al 28 per cento ed è in maggioranza al Comune. Significa che
“si può fare”, basta saper rispondere alle reali esigenze della gente, trovando un candidato spendibile e credibile, con le alleanze giuste.
Dopo questa iniziativa potrebbe cambiare molto, ma solo se per prima cosa si eviterà di litigare. Così si potranno tracciare le linee politico programmatiche per il cambiamento indispensabile, ripartendo dai valori e dall’etica, per ridare prima di tutto moralità alla politica».

«Ascolterò, vedrò e cercherò di capire in prima persona». Così
Marzio Molinari, ventottenne sindaco di Varano Borghi: è tra gli invitati a partecipare ai lavori dell’assemblea nazionale del Pd: «Bisogna andare oltre l’atteggiamento troppo succube nei confronti della Lega Nord – spiega -. Da quindici anni non si riesce a far arrivare un messaggio forte e concreto alla gente della nostra provincia. Va bene la presenza sul territorio, secondo me però
sono i leader locali a doversi impegnare in prima persona anche a csto di rischiare sonore sconfitte: penso alle prossime importanti amministrative, per le quali spendere nomi di seconda fascia non ha senso. Più che idee nuove, dall’assemblea mi piacerebbe uscisse un impegno serio per affrontare i problemi reali del Paese, che ha bisogno di risposte».

Atteggiamento parzialmente critico quello di
Martina Cao, 28enne assessore a Ispra: «Non credo che l’assemblea nazionale possa portare novità sostanziali – spiega -. È secondo me troppo chiusa, forse avrebbero dovuto aprire gli interventi ai militanti che invece rischiano di essere esclusi e sentire lontana questa iniziativa. In ottica futura
mi piacerebbe che il partito si desse una linea comune definita e non fosse più ammiccante nei confronti della Lega».

«È bello che si faccia qui, i “big”hanno voluto dare un segnale a Lega e PdL. Come Giovani Democratici ci saremo, per noi è un’opportunità. Valorizzare il territorio, ma anche preparare il congresso provinciale, saranno aspetti importanti – commenta
Tommaso Police, 24enne di Cassano Magnago -. Tra i temi di cui mi piacerebbe sentir parlare ci sono quello di Malpensa e della terza pista. In aeroporto doveva riunirsi il consiglio dei ministri come primo atto, ma Berlusconi ha pensato prima a togliere la monnezza da Napoli: con quali risultati, lo si vede in questi giorni. A Malpensa si sono dovuti accontentare del consiglio regionale, due anni dopo. Altro tema, le infiltrazioni mafiose: la cronaca ne è testimone, se ne è parlato anche in consiglio regionale. Il tema è importante,
noi crediamo in amministrazioni pulite, al di là del colore. Infine, la legge elettorale: tornare alle preferenze e, all’interno del partito, aprire, con giudizio, alle primarie per la selezione delle candidature in vista delle elezioni politiche e amministrative».

Per
Andrea Mollica, 31 anni, militante del Pd di Luino «il partito e il centrosinistra sono strutturalmente minoritari da quando è nato il bipolarismo italiano sul nostro territorio.
Il Pd si deve proporre come credibile interlocutore della classe media settentrionale, con riforme significative che riescano a superare lo stallo dell’economia e la crisi fiscale che bloccano l’Italia dalla metà degli anni ’90. Una nuova politica per la crescita, per il lavoro e un contenimento delle spese statali per poter gradualmente ridurre le tasse – spiega -. Il Pd vive inoltre una crisi di credibilità verso le nuove generazioni, e ai ragazzi tentati da Grillo o appassionati di Marco Travaglio il partito deve dare risposte significative sui temi della legalità e dell’etica dei comportamenti politici.
Non è possibile che da noi esistano situazioni di scarsa trasparenza e responsabilità come i tanti consulenti che girano intorno alla politica, o le nomine ultra costose negli enti inutili».
Marco Regazzoni, 21 anni, di Varese, è un giovane militante del Partito Democratico molto attivo soprattutto nella sezione giovanile del partito: «Io sono giovane e
vorrei che ci fosse più attenzione nella comunicazione e che i temi che si discutono vengano affrontati con maggiore coraggio – spiega -. Non è facile fare politica di centrosinistra nella terra di Lega e del Pdl, anche perché dobbiamo stare attenti a trattare tanti temi con un’attenzione maggiore.
Dobbiamo rispondere alle istanze del territorio senza cadere nella trappola di scimmiottare la Lega, anche perché gli elettori poi scelgono di votare l’originale non la brutta copia. In ogni caso credo che la scelta del Pd nazionale di venire qua sia un giusto riconoscimento a quello che stiamo facendo, nel Pd varesino c’è più decisionismo di quello che c’è a livello nazionale. I dirigenti locali hanno storie diverse, ma riescono sempre ad essere compatti».
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