Il patto di stabilità frena gli investimenti, il comune lo aggira con una società

L'amministrazione sta tentando di costituire una Energy Service Company, società mista pubblico e privato che possa fare gli investimenti negati dal patto

Le secche nelle quali il patto di stabilità ha condotto le amministrazioni comunali, stanno costringendo sindaci e assessori a fare salti mortali per far quadrare i bilanci e garantire qualche investimento. Tra gli escamotage che in molti comuni d’Italia si stanno trovando c’è quello della costituzione di società ad hoc che possano agire al di fuori dei paletti imposti dal patto.
A Castronno stanno tentando la via della costituzione di una E.S.CO., una Energy Service Company, società mista pubblico e privato che possa fare investimenti per l’amministrazione comunale.
La questione è po’ complicata e molto tecnica e non ha mancato di sollevare perplessità in sede di Consiglio comunale.
Sostanzialmente la ESCO è una società strumentale che il comune ha deciso di costituire per occuparsi della razionalizzazione e del miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici comunali. E farà tutto questo assumendo su di se’ il rischio dell’iniziativa e liberando il cliente finale, il comune, da ogni onere di investimento. Avrà una percentuale di capitale sociale pubblico pari al 60% e una parte restante costituita dal capitale privato.

Molto banalmente: se ci sarà bisogno di sostituire la caldaia della scuola (un modello vecchio che consuma molto con un modello nuovo che consuma meno e fa risparmiare) sarà la ESCO ad assumersi l’onere dell’investimento, anche perché l’amministrazione comunale spesso non può farlo a causa del patto di stabilità. Il risparmio energetico che ne conseguirà andrà a ripagare l’investimento fatto. La stessa cosa potrà essere fatta per la creazione di un impianto fotovoltaico, la sostituzione di serramenti o quant’altro.
Inoltre il valore aggiunto di questa società sarebbe anche quello di accumulare competenze professionali in grado di intercettare bandi di finanziamento europei, piuttosto che statali o regionali, con i quali finanziare le opere. Bandi che spesso vanno deserti perché le amministrazioni pubbliche non hanno il know how per poterne approfittare.

D’altro canto la partecipazione dei privati alla compagine societaria ha sollevato dubbi e perplessità. Così come impostata dall’amministrazione comunale la costituzione della società allargherebbe la partecipazione ai privati e ad altri enti pubblici. Per partecipare, i privati dovranno sottoporsi ad un bando di concorso pubblico e versare il capitale sociale. A far parte della società saranno aziende che rientrano comunque nel settore energetico, le quali avranno poi il diritto di prelazione quando sarà il momento di svolgere i lavori.
È naturale dunque che l’ovvio obiettivo dei privati di realizzare profitti sollevi delle perplessità sul progetto.
Il Consiglio comunale di martedì sera ha approvato la bozza dello statuto di costituzione della società, un testo che va ancora sottoposto al notaio e quindi votato in Consiglio. Le opposizioni si sono opposte all’approvazione chiedendo una commissione comunale per discutere in una sede collegiale le caratteristiche di queste nuova società. Il sindaco ha già detto che ci sono dei contatti per allargare il progetto ad altri amministrazioni comunali. «È il modo migliore che abbiamo trovato per uscire dalla paralisi alla quale ci ha portato il patto di stabilità» ha spiegato Luciano Grandi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Ottobre 2010
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