PD, il “day after” e la difficile marcia di avvicinamento al voto comunale

Il partito a livello nazionale ha scelto Busto per lanciare un guanto di sfida alla Lega, ma a livello locale deve ancora sfoderare le sue carte per le elezioni della primavera prossima

Il grande appuntamento è concluso, il palco è smontato, i delegati sono tornati alle cento province da cui provenivano. Il Partito Democratico di Busto Arsizio resta qui, con i suoi problemi, primo quello di affrontare una tornata di elezioni amministrative che lo vede di fronte ai "giganti" Lega e PdL. Il territorio è quello che è: una sorta di Toscana al contrario, solidamente in mano al centrodestra, con qualche eccezione che spunta qua e là (Saronno su tutte). La presenza dell’assemblea nazionale del PD a Busto Arsizio era una questione di visibilità e di sfida: il partito ha "invaso" la tana del Carroccio e lo prende di petto. Cosa ne resterà? Risponde Erica D’Adda, il segretario cittadino uscente del PD: «È evidente che per il numero di persone coinvolte, queste grandi occasioni d’incontro lanciano messaggi su linee strategiche e documenti da elaborare sui grandi temi, poi la fase della concretizzazione, del calare nella politica quanto discusso, necessariamente segue l’assemblea. La presenza a Busto Arsizio, e  ripeto Busto Arsizio (sui media nazionali, e da parte del PD stesso, si è parlato quasi sempre e solo di Varese, con buona pace delle note suscettibilità bustocche ndr) era voluta e mirata, nel cuore del territorio di quella Lega che è di lotta e di governo, e a Roma vota sempre con Berlusconi». La mole di Alberto da Giussano fa ombra a questo territorio, insomma: «si è ingaggiato un braccio di ferro, c‘è un po’ di ritardo sulle chiavi di lettura del fenomeno leghista e gli strumenti per affrontarlo. Era mancata della chiarezza: e in assemblea si è messo in chiaro che il federalismo che vogliamo non è quello leghista», bensì solidale e nazionale, «perchè divisi non si andrebbe avanti».

Non è che il PD stia concentrando un po’ troppo il fuoco contro il Carroccio, quando l’avversario principale è il PdL? «Il partito di Berlusconi è un fenomeno nazionale, la Lega ha tutto un pezzo del Nord che la segue. È pur sempre il secondo partito, almeno qui in città, dietro al PdL. La sua ideologia però è dominante, il partito lo è anche in termini di poltrone occupate. E non bastano: cercherà sempre di ottenere il massimo. Farioli è un abile politico, si è schierato bene all’interno del PdL al momento delle elezioni regionali, ma tanto vale che camba casacca se si andrà ad un’alleanza rinnovata con una Lega che ottenesse ancora più voti e spazi in giunta».
Il discorso si sposta dunque sui temi del prossimo voto amministrativo. E se a livello nazionale il PD lotta per darsi un’identità e degli obiettivi chiari e facilmente comunicabili, a livello locale la situazione resta in alto mare in attesa del congresso cittadino di domenica 24 ottobre. Al quale, D’Adda non si ricandiderà alla segreteria. «Ci sono informalmente delle candidature» riferisce, senza anticipare di chi; dove invece candidature ancora non se vedono, è per la poltrona di sindaco. Non c’è molta voglia di "bruciarsi", e le trattative in corso tra le varie anime del centrosinistra non consigliano mosse premature. Intanto, i giorni e le settimane passano: il congresso cittadino dovrà affrontare questo nodo, necessariamente. Non è ancora decisa nemmeno la modalità per la scelta di un candidato: D’Adda non esclude primarie, ma il tempo ormai stringe. Quanto alle liste, si è già chiarito da qualche tempo che l’invito all’embrassons nous in una grande lista comune venuto da Manifattura Cittadina non ha trovato orecchie benevole. E le forze minori cittadine si suddividono fra chi intende portare avanti una lista "di bandiera", anche con possibilità assai remote di portare qualcuno in consiglio, e chi vorrebbe poter negoziare le candidature in liste comuni, sulla base di programmi condivisi. Quel che è certo è che con 24 consiglieri invece degli attuali 30, e il conseguente aumento della percentuale di voti minima per portare qualcuno a Palazzo Gilardoni, a centrosinistra l’unica forza sicura di portare a casa qualche seggio è proprio il PD, salvo possibili sorprese o riconferme in chiave "civica".

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Pubblicato il 11 Ottobre 2010
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