Aperti verso il mondo, così salveremo l”istruzione tecnica
Apertura al mondo, visione del nuovo, capacità: le priorità individuate dal Club dei 15 per salvare il primato intellettuale e industriale del Paese basato sulla cultura tecnico-scientifica

Nei territori che compongono il Club dei 15 si concentra il 28% del valore aggiunto manifatturiero nazionale, il 31% delle esportazioni italiane, quasi un terzo degli addetti manifatturieri del Paese. In termini assoluti: 1,350 milioni di persone impiegate in 135mila imprese.
È da questi numeri che parte la sfida lanciata dal coordinatore del Club dei 15, Alberto Ribolla, durante il convegno “Oltre le apparenze: scuola e impresa del terzo millennio”, organizzato in collaborazione con Confindustria e Confindustria Modena: «La realtà che affrontiamo tutti i giorni nelle nostre imprese ci pone di fronte a sfide impegnative, prima fra tutte quella di trovare tecnici e persone preparate ad alimentare la nostra competitività. Perché far crescere le competenze dei nostri tecnici significa creare sviluppo manifatturiero, e quindi far crescere il Paese». Da qui le priorità indicate nelle tesi del convegno e che il Club dei 15 persegue con un’azione già avviata un anno fa insieme ad un gruppo selezionato di istituti tecnici presenti nei vari territori e che compongono il cosiddetto “Club degli Istituti della Innovazione manifatturiera”: Apertura al mondo («Perché non abbiamo solo bisogno di multilinguismo – ha precisato Alberto Ribolla – ma di multiculturalità dei ragazzi, non solo per i laureati, ma anche per i tecnici che, andando all’estero o rimanendo in Italia, dovranno confrontarsi con colleghi di tutti i continenti»); Visione del nuovo («Per arrivare a formare giovani innovativi, dobbiamo costantemente alimentarne la curiosità, e per questo non basta solo l’addestramento teorico»); Capacità («Dobbiamo premiare il merito degli studenti, incoraggiandoli a fare di più e meglio»).
Su questi fabbisogni il Club dei 15 ha avviato una serie di iniziative di concerto con Confindustria e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. All’interno di ogni scuola aderente al “Club degli Istituti della Innovazione manifatturiera” sono stati creati i CTS, i Comitati Tenico-Scientifici, organi di consultazione all’interno dei quali studenti, docenti e rappresentanti delle imprese del territorio possono confrontarsi e adottare strategie comuni. Non solo, altra attività portata avanti con un’intensa campagna di comunicazione è quella dell’orientamento. Con un messaggio su tutti, rivolto a ragazzi e famiglie: l’istruzione tecnica non è di serie B. Altra priorità è la promozione della didattica laboratoriale: una modalità di insegnamento che poggia le basi su un maggiore coinvolgimento dei ragazzi, non solo nelle attività di laboratorio, ma nelle stesse lezioni in aula.
«Rafforzare i contenuti tecnici e scientifici del sapere del nostro Paese – ha spiegato Alberto Barcella, Presidente della Commissione Scuola di Confindustria – vuol dire agire direttamente sulle capacità dei nostri ragazzi. Abbiamo il compito di nobilitare il valore della cultura tecnica, che tanto ha dato alla competitività delle nostre imprese. La scuola, in questo processo, ha un ruolo fondamentale che è quello di aiutare la sedimentazione del ‘saper fare’ che si è diffuso col tempo nelle imprese e nei territori manifatturieri. A noi imprenditori e rappresentanti delle associazioni industriali, invece, il compito di diffondere le buone pratiche di collaborazione scuola-mondo del lavoro, coinvolgendo le stesse imprese con un impegno in prima persona nella crescita degli istituti tecnici».
Sul punto ha posto l’accento anche il padrone di casa, il presidente di Confindustria Modena, Pietro Ferrari: «Gli istituti tecnici devono tornare a essere gli ‘scrigni’ di quel sapere concreto e pragmatico che tanto bene ha fatto al nostro territorio negli ultimi cinquant’anni. Modena, che pure appartiene al novero delle province italiane con il più alto tasso di incidenza delle attività manifatturiere sul Pil, risente in profondità della penuria di periti industriali. La ghettizzazione degli indirizzi tecnici ha un solo effetto in questo momento di crisi: ritardare l’ingresso dei più giovani nel mondo del lavoro. Dallo sviluppo della cultura tecnica, una priorità assoluta per Confindustria Modena, dipende la competitività delle imprese e del territorio in cui quelle imprese si trovano a operare».
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