L’alba sul cammino di Santiago è uno spettacolo
La seconda parte del resoconto del Cammino sacro realizzato da Fabio Castano. In programma un altro articolo, la parte finale, nei prossimi giorni
La notte ha portato in dote altri dolori. Sembri un burattino quando ti alzi dalla branda e provi a muovere i muscoli. Fai un po’ di stiramento tenendoti alla struttura del letto a castello. La sveglia è all’alba. Tutti i pellegrini dell’ostello si mobilitano in gruppo. Dopo una colazione necessariamente abbondante e ricca esci. L’aria gelida ti sfiora la pelle. Ti rimetti in cammino.
I primi passi nella notte spagnola sono sempre i più difficili. Sono quelli che danno il ritmo, sincronizzano i muscoli, li allungano: potrebbero già fare la differenza tra una giornata tranquilla e una con molta sofferenza. Avanzi nel buio spesso. Incontri la prima asperità. Sali piano, aprendo leggermente le gambe per aiutarti. Vedi un gruppo di pellegrini già fermi, riuniti. E dopo solo un’ora è una cosa abbastanza insolita fare una pausa. Ti volti a quel punto e i tuoi occhi sono accarezzati da una visione inusuale.
L’alba sul Cammino di Santiago è uno spettacolo. C’è la luce rosso fuoco del sole che sta cercando di nascere, uno strato di nebbia fitta sotto intercetta i primi raggi che scappano. Le sagome dei tetti dell’abitato spuntano delimitando la scena. Capti le sensazioni visuali, le trasformi in pensieri che mutano in brividi sulla pelle. Scambi un sorriso leggero con un tuo compagno di viaggio. Pensi che la felicità non è così reale se non viene condivisa: in quel momento, più che mai, questa frase ti sembra vera.
Con il tuo compagno di viaggio, il signore di mezza età spagnolo con cui cammini ormai da molti chilometri, stai parlando delle sproporzioni nel mondo d’oggi, dell’assenza di limiti in ogni cosa: dalla ricchezza accumulata e senza fine dei paesi più avanzati economicamente a scapito di altri, dal consumismo privato senza fondo delle persone, fino al modo con cui i giovani si divertono e provano piacere.
C’è sempre una necessità di rilanciare, di alzare la posta in palio. Quando proprio il rispetto di certi limiti darebbe valore alle cose raggiunte e conquistate.
Percepisci in quei lunghi chilometri come mente, corpo e anima siano strettamente legati. Senti come il corpo carico di dolori lasci poco spazio a pensieri complicati e contorti. Tutto tende alla linearità, come il tuo andare, come la voglia di arrivare il più velocemente possibile coprendo il tragitto più corto.
La giornata di cammino è la più lunga del tuo piano. Sono 31 km oggi da coprire, la strada è tutta un sali e scendi. Le salite sono le più dure incontrate fino a ora. Ma Santiago è sempre più vicina, e c’è una forza nuova che ti sorregge e ti spinge ad andare avanti.
È metà pomeriggio quando giungi ad Arzua, a 19 km dall’arrivo. L’ultimo chilometro ti è parso infinito. Il verde splendente della Galizia è bagnato da una pioggia vaporosa. Prendi posto in un nuovo ostello. Fai una doccia calda e benefica. Giri il piccolo paese per un po’ anche se il movimento semplice del camminare sembra un’impresa ciclopica ora, dopo i chilometri fatti. Ti siedi in chiesa. Ti guardi intorno. Dopo la messa il prete fa avanzare i pellegrini per la benedizione. Quando esci la notte sta scendendo come un velo di seta scura sulle case. E domani Santiago non sarà più solo un sogno lontano.
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