Maroni riferisce in Senato sul caso Ruby
"Nella gestione della vicenda - ha detto - non si evidenzia alcuna modalità che possa richiamare frettolosità o superficialità, avendo gli uffici della questura di Milano rispettato tutte le procedure previste"
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni è intervenuto oggi al Senato sui fatti legati all’affare Ruby. Il ministro ha ribadito quanto già affermato nei giorni scorsi: "Nella gestione della vicenda – ha detto – non si evidenzia alcuna modalità che possa richiamare frettolosità o superficialità, avendo gli uffici della questura di Milano rispettato tutte le procedure previste dalla legge, dai regolamenti e dalla costante prassi". "La Polizia di Stato – ha aggiunto – ha, ancora una volta, confermato le doti di professionalità e di equilibrio del proprio personale che ha applicato con assoluta correttezza tutte le procedure di legge".
Maroni ha ricostruito la vicenda parlando della "telefonata che, successivamente, alle ore 23 circa dello stesso giorno, il capo di gabinetto della Questura di Milano riceveva sul proprio cellulare di servizio da parte di uno dei responsabili del dispositivo di sicurezza del Presidente del Consiglio, che gli passava poi al telefono il Presidente stesso. Riferisce il Capo di Gabinetto della Questura che nel corso della telefonata il presidente Berlusconi chiedeva informazioni in merito all’accompagnamento presso la Questura di una ragazza di origine nord-africana, che gli sarebbe in precedenza stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak. Il Capo di Gabinetto contattava immediatamente il funzionario di turno presso la centrale operativa e apprendeva che effettivamente nel tardo pomeriggio era stata controllata e successivamente accompagnata in questura una minore straniera di origine nordafricana, priva di documenti di riconoscimento e successivamente identificata per la minore in argomento. Il capo di gabinetto chiedeva al funzionario di turno informazioni in merito all’accompagnamento della giovane, raccomandandogli che venissero svolti con celerità tutti gli accertamenti previsti dalla legge. Dopo circa un’ora, intorno alle ore 24, l’addetto alla sicurezza del Presidente del Consiglio richiamava di nuovo sul cellulare il Capo di Gabinetto chiedendo ulteriori chiarimenti sulla vicenda. Gli veniva risposto che gli accertamenti erano ancora in corso, come da indicazioni provenienti dal pubblico ministero del tribunale per i minorenni".
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