Le associazioni dicono no alla terza pista nel Parco del Ticino
In un esposto spedito a tutte le autorità coinvolte, le ragioni dell'opposizione ad una scelta considerata sbagliata e dannosa
Al fine di contrastare «un processo decisionale a senso unico, catastrofico per il paesaggio e la qualità dell’aria», le associazioni FAI-Fondo Ambiente Italiano, LEGAMBIENTE, WWF, ITALIA NOSTRA e LIPU, insieme al coordinamento di comitati “Salviamo il Ticino” hanno scritto un esposto ai vari attori dell’iter procedurale del nuovo Piano d’Area Malpensa, elencando almeno 25 punti che rendono urgente una riflessione condivisa e trasparente di corretto e realistico approccio alle questioni ambientali sollevate dal Piano. L’esposto è stato inviato al Presidente Formigoni e a tutti gli assessori regionali coinvolti (territorio, ambiente e trasporti), alle Province, al Parco del Ticino, ai Ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali e agli uffici della Commissione Europea che vigilano sulla corretta attuazione nazionale delle direttive in materia di VIA e di VAS (Valutazione Ambientale Strategica).
«SEA – dichiarano i presidenti regionali delle associazioni firmatarie dell’esposto – sta cercando di far passare come fatto ineluttabile l’ampliamento dell’aerostazione, svilendo quella che dovrebbe essere una valutazione ambientale pubblica e aperta alla comparazione di diversi scenari possibili . In una simile valutazione le ragioni ambientali e paesaggistiche devono essere tenute in considerazione, per un progetto che si colloca in una delle aree più congestionate d’Europa e che, se attuato, cancellerebbe alcuni degli ultimi e più preziosi ambienti naturali che compongono quel che resta del fondamentale corridoio ecologico del Parco del Ticino».
Secondo le associazioni, con la riduzione dell’area del Parco Lombardo della Valle del Ticino, riconosciuto area “MAB” dall’Unesco, è serio il rischio di compromettere un’area prioritaria per la conservazione della biodiversità del Nord Italia. La questione è già stata posta anche dal gruppo "Viva Via Gaggio", che aveva scritto ai referenti Italiani dell’Unesco. La terza pista di Malpensa infatti si estenderebbe a sud dell’attuale aerostazione, portandosi a ridosso del fiume Ticino e della stupenda località di Tornavento, cancellando l’ultima brughiera superstite in quello che fino a pochi decenni fa era un vasto territorio di estremo interesse naturalistico. Inoltre i decolli dalla nuova pista determinerebbero un impatto intollerabile su preziosi Siti di Interesse Comunitario (SIC) compresi nel Parco del Ticino, come la preziosa ansa fluviale di Castelnovate, uno dei tratti più suggestivi del fiume azzurro, e le foreste della Brughiera del Dosso. Associazioni, comuni e privati hanno promosso osservazioni e studi che evidenziano una realtà ben diversa da quella dagli ottimistici rapporti di SEA, e che è sotto gli occhi di tutti gli utenti dell’aerostazione.
Quasi a prevenire le accuse di voler frenare la crescita dell’aeroporto, i presidenti delle associazioni indicano anche le loro priorità: «Si persevera nell’errore di una crescita incontrollata del cemento nel
Parco del Ticino senza preoccuparsi di risolvere le insufficienze strutturali che Malpensa deve affrontare per svolgere adeguatamente la sua funzione di aeroporto: a partire dal miglioramento dei collegamenti ferroviari con Milano, che ancor oggi sono poco efficaci e non competitivi con quelli stradali. Una stazione ferroviaria al terminal 2 è sicuramente più importante di una terza pista di decollo costosa e devastante».
Dopo la crisi di Alitalia, i numeri della ripresa di Malpensa sono per lo più affidati ai voli a basso costo: Low Cost e Charter rappresentano ormai i due terzi dei passeggeri in transito, malgrado la ripresa il numero di passeggeri è ancora attestato a livelli inferiori a quelli del 2000. Le due piste, ancorché mal progettate, assicurano secondo le associazioni una capacità più che adeguata anche ad affrontare la paventata emergenza dei visitatori di Expo nel 2015: infatti rispetto alla capacità di 82 slot all’ora, perfino nelle ore di punta difficilmente se ne impegnano più di 45. «Che senso ha investire 1,2 miliardi di euro per il potenziamento di un aeroporto il cui destino continua ad essere incerto? Perchè buttare 300 milioni di euro in una terza pista così devastante quanto inutile? Ci permettiamo – concludono le associazioni – di consigliare all’azionista di maggioranza di SEA, ovvero il Comune di Milano, di riflettere sulla coraggiosa scelta del Premier britannico, David Cameron, che ha preso una posizione contraria alla terza pista di Heathrow, sostenendo che l’aeroporto doveva essere migliore, ma non più grande. E migliore significa non incrementarne l’impatto ambientale, non pesare sulle comunità di cittadini, oltre che funzionare meglio».
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