‘Ndrangheta, la metastasi nel nord
Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli hanno presentato il loro ultimo libro, edito da Chiarelettere, al Circolo della stampa di Milano
Una «Metastasi», un tumore molto esteso. Questo, secondo il titolo che Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli hanno appena sfornato dalle stampe della casa editrice “Chiarelettere”, è la ‘Ndrangheta al nord. (L’intervista a Gianluigi Nuzzi)
Ieri sera l’opera è stata presentata ufficialmente dai due autori ala Circolo della stampa di Milano, arrichito dagli interventi dei giornalisti Gad Lerner e Maurizio Belpietro, dal presidente del tribunale di Milano Livia Pomodoro e dal procuratore romano Giancarlo Capaldo. Ne è uscita un’immagine preoccupante.
La ‘Ndrangheta al nord c’è. Questo non è un punto di vista ma un dato di fatto: è scolpito nella pietra dalle sentenza passate in giudicato che negli anni ’90 hanno squarciato il velo che copriva l’attività criminale sul nostro territorio. E ugualmente traspare con sempre maggiore lucidità dalle inchieste ancora in corso, “Infinito” e “Bad boys”.
Per battere il fenomeno criminale le forze dell’ordine e la magistratura però non bastano, serve una reazione eminentemente culturale, quandanche politica.
A questo stanno contribuendo i numerosi interventi che da un po’ di tempo a questa parte stanno scuotendo il muro dell’indifferenza: prima è arrivata la cronaca giornalistica e le associazioni antimafia, i primi libri inchiesta e la narrazione televisiva di Roberto Saviano.
Adesso sono Claudio Antonelli e Gianluigi Nuzzi ad aver intinto la penna e vergato un racconto che ha già prodotto un mezzo terremoto.
I due autori sono partiti dalle rivelazioni di Giuseppe Di Bella, un pentito che dopo la morte della moglie ha deciso di vuotare completamente il sacco e soprattutto la coscienza. O quantomeno di tenere fede ad una promessa fatta alla coniuge scomparsa.
E dal suo racconto i due giornalisti di Libero hanno ricostruito un mondo che si muove sottotraccia, «perché la ‘Ndrangheta è un mafia liquida che permea il tessuto sociale senza essere individuata», è la autorevole definizione di Giancarlo Capaldo, procuratore aggiunto presso la Direzione distrettuale antimafia di Roma.
Quello narrato da Nuzzi e Antonelli è un mondo costruito sulle rivelazioni di un pentito, non ancora vagliate dalla magistratura, («per una volta sono i giornalisti a portare le notizie ai pubblici ministeri e non viceversa», elogia Gad Lerner), ma vagliate attentamente dallo scrupolo giornalistico dei due autori e avvalorate dai numerosi tribunali che in sentenze già passate in giudicato hanno ritenuto il pentito Di Bella un collaboratore di giustizia attendibile e affidabile. «Poi certo la nostra professione fa si che il mio lavoro sia costruito sul dubbio», spiega Nuzzi, ed è per questo che il libro è infarcito di omissis, nomi di politici e di colletti bianchi secretati. Come il senatore e dirigente di spicco della lega a Lecco, che sarebbe stato sostenuto dai voti della criminalità organizzata, Gamma è il suo nome. Tutte notizie che nel particolare vanno accertate, discusse, comprovate.
Quello che non c’è bisogno di verificare è però l’impostazione generale, il quadro complessivo costruito dal libro. Un quadro dove il fenomeno criminale è ben saldo e radicato. Dialoga con professionisti e grossi gruppi industriali. Impone l’ombra dell’omertà e della paura nel territorio che controlla. Allaccia contatti con la politica che comanda.
“Metastasi” è poco più di una breccia sul muro che copre la verità, ma di sicuro impone sempre di più l’ascesa del tema “‘Ndrangheta e nord” al vertice dei problemi da affrontare.
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