Palazzi a metà e soldi spariti, arrestato ex assessore Dc
La Guardia di finanza ha messo le manette a Nicola Di Luccio, segretario amministrativo della Dc già arrestato durante tangentopoli e nella giunta saronnese. In carcere anche la socia. L'accusa è bancarotta fraudolenta
Il segretario amministrativo del Dc degli anni di tangentopoli, Nicola Di Luccio, è finito ancora in carcere, con l’accusa di bancarotta fraudolenta e falso in bilancio. L’indagine del Nucleo di polizia tributaria di Varese (ribattezzata “Tappeto volante”) è durata un anno e si è conclusa con 2 arresti, 13 indagati e12 perquisizioni. Insieme a Di Luccio è finito in carcere anche Cristina Gussoni, amministratore della società dell’ex politico. L’ordinanza è stata firmata dal gip di Milano Andrea Salemme e richiesta del pm Gaetano Ruta della procura meneghina.
Di Luccio, ex assessore al comune di Saronno e braccio destro all’epoca del potente senatore Rezzonico, era già stato arrestato da Di Pietro. Uscito dalla prima fila delle politica, era rimasto in affari, nel settore immobiliare, e in particolare a Saronno dove le aree dismesse, negli anni scorsi, hanno attirato molti appetiti, sospinte dal vento del mercato immobiliare in bolla speculativa.
La vicenda parte da un affare immobiliare in provincia di via Varese, «i 7 giardini di Saronno» (nella foto), un maxi intervento che prevedeva la costituzione di 7 palazzine con 170 appartamenti e 2 torri di uffici. Per cercare di superare una crisi aziendale, gli arrestati avevano venduto i terreni a una società di leasing e li avevano ripresi in affitto, ma l’indebitamento per pagare il leasing si è rivelato insostenibile e le operazioni contabili sotto la superficie del mutuo bancario ottenuto per i lavori, sono apparse parzialmente false. Del progetto immobiliare, sono rimaste solo alcune costruzioni preliminari (con un passivo fallimentare di 22 milioni di euro).
Il flop di Saronno si intreccia con un secondo affare di mattoni e cemento, a Porlezza (Como), dove gli stessi indagati avevano per le mani un progetto faraonico sul lago di Lugano, «Immobiliare Villaggio Porto Letizia», 900 appartamenti previsti, realizzato solo 170, (fallimento da 62 milioni di euro di passivo), gestito per una parte attraverso una società lussemburghese, facente capo sempre agli stessi soggetti. Il dissesto , in questo caso, è iniziato con la strana vendita di 38 appartamenti sottocosto, a 4 milioni di euro complessivi, invece che a 5,5 milioni, ma ricevendo in realtà solo 325mila euro. L’operazione è misteriosa e non si capisce perché si sia voluto dare benefici del genere e una serie di soggetti. C’è anche l’utilizzo dei mutui bancari con operazioni spregiudicate non autorizzate dagli istituti di credito, e la copertura dei debiti attraverso sproporzionate sponsorizzazioni di rally. Inoltre, viene contestata una falsa valutazione a bilancio degli immobili già costruiti per 71 milioni di euro, mentre una perizia li aveva stimati solo 35 milioni. Secondo le accuse, tutte queste manovre, tra l’altro, servivano a nascondere ai fornitori che i soldi stavano diminuendo e forse non sarebbero bastati per pagare le ditte costruttrici; sono circa una ventina le imprese che hanno lavorato nella costruzione dei 2 complessi.
Tra le distrazioni di soldi contestate, ci sono anche quelle destinate a faraoniche spese personali. Tra queste, l’episodio che ha dato il nome all’operazione: l’acquisto di un tappeto del valore di 100mila euro, da parte dei due arrestati.
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