Parlamento chiuso causa sfiducia, Marantelli chiede di staccare la spina
L'onorevole del Pd spiega le prossime mosse del partito: sabato la manifestazione e poi la sfiducia. "La Lega? Non è nemmeno riuscita a finanziare i progetti post alluvione a Varese"
L’onorevole Daniele Marantelli, deputato del partito Democratico, è a casa per “ferie”. Forzate.
Niente a che fare con straordinari accumulati da smaltire, alla Camera dei deputati non funziona così: semplicemente, Pdl, Lega Nord e Fli, hanno deciso di chiudere i portoni di Palazzo Chigi e concedere alcuni giorni di vacanza ai parlamentari in vista del 14 dicembre, quando verrà posta la fiducia al Governo.
Il motivo è chiaro (nello strano mondo dei palazzi del potere, non certo in quello di chi ogni giorno, puntuale come un orologio svizzero, è obbligato a timbrare il cartellino al lavoro): evitare ostacoli che potrebbero complicare la già complicatissima situazione politica prima del voto al Governo. Ostacoli che si chiamano Bondi e Calderoli, sui quali pende la richiesta di una mozione di sfiducia da parte delle opposizioni per la negligenza su Pompei in un caso e per l’approvazione di un “lodo salva-Lega” nell’altro.
Marantelli in ogni caso continua il suo lavoro da Varese, anche il Pd si sta preparando in questi ultimi giorni per l’appuntamento del 14 dicembre. Il partito ha depositato, così come altre sigle politiche, ha depositato una mozione di sfiducia al Governo per “mancanza di una maggioranza in Parlamento”. «È evidente che l’attività del Governo Berlusconi non può più contare su una maggioranza parlamentare, essendo andata sotto alla camera decine di volte negli ultimi mesi – spiega il deputato Pd -. In queste condizioni noi chiediamo che se ne prenda atto con un voto ufficiale».
Pena altrimenti, secondo l’onorevole varesino, è continuare con lo status quo, cioè «un Governo debole, che non ha le idee chiare su niente, senza una visione strategica» che si trova ad affrontare «una crisi economica allarmante», zavorrata da 1444 miliardi di debito pubblico e 74 miliardi di interessi passivi annui.
Dimostrazione, secondo Marantelli, è la politica economica frutto del Governo, «una politica fatta di tagli, tagli tagli: alla ricerca e a settori cruciali per il paese». Quando invece «servirebbe un piano di rilancio per la crescita e per stimolare l’occupazione», come fanno altri paesi europei.
Il concetto dunque è «basta fumo, archiviamo il berlusconismo e sosteniamo un piano per risollevare l’economia». Che in termini spicci significa: votare la sfiducia il 14 dicembre; costituire un Governo di responsabilità nazionale con le forze politiche che hanno a cuore l’interesse del paese e che si ponga l’obiettivo di rilanciare il lavoro, introdurre nuove misure fiscali e riformare la legge elettorale.
Questa dunque la posizione del Pd per le manovre dei prossimi giorni, anche in vista della manifestazione nazionale che si terrà sabato 11 dicembre a Roma.
Marantelli, però, allarga il ragionamento anche sui rapporti di forza all’interno dell’azione di Governo rispetto al rapporto col territorio del nord. «La Lega Nord, che si usa indicare come molto influente, sembra invece essere soggetta al dominus di Berlusconi, senza riuscire a raggiungere grossi risultati. Non ci sono i soldi per le tangenziali legate al progetto di Pedemontana, hanno lasciato che venissero aumentati i pedaggi autostradali per il finanziamento del ponte sullo stretto di Messina, rischiamo la figuraccia sull’Expo, stavano per sospendere il bonus del 55% per gli interventi di ristrutturazione ecocompatibili, stanno togliendo il 5 per mille alle associazioni». «Addirittura non sono nemmeno riusciti a far finanziare dal fondo 8 per mille dello stato il progetto per la sistemazione del dissesto idrogeologico legato all’alluvione del 2009».
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