I mangiafuoco vanno al Falò
Per la prima volta, a corredo del grande falò di sant'Antonio, i Monelli hanno portato altre fiamme, tra il sacro e il profano: alla fine della pira, intorno alle 22.30, spettacoli di giocolieri e sputafuoco
Per Collodi era «un omone così brutto, che metteva paura soltanto a guardarlo. Aveva una barbaccia nera come uno scarabocchio d’inchiostro, e tanto lunga che gli scendeva dal mento fino a terra: basta dire che, quando camminava, se la pestava coi piedi. La sua bocca era larga come un forno, i suoi occhi parevano due lanterne di vetro rosso, col lume acceso di dietro, e con le mani faceva schioccare una grossa frusta, fatta di serpenti e di code di volpe attorcigliate insieme.»
Per i Monelli della Motta, instancabili organizzatori della sagra di Sant’Antonio, il Mangiafuoco sarà un’occasione d’oro per unire sacro e profano. All’accensione della pira, domenica 16 alle ore 21, seguirà infatti uno spettacolo di artisti di strada specializzati in esercizi di destrezza con il fuoco: bolas, clavette, catene incendiate, e sputa fuoco. Si ritorna così allo spirito che animava le feste di un tempo, dove l’evento religioso finiva per unirsi ad espressioni molto più “materiali”. Basta pensare alla Festa dei Folli, immortalata da Victor Hugo.
Giocolieri del fuoco, dunque, si esibiranno in una piazza della Motta, all’interno del recinto del falò, che si preannuncia già piena; sant’Antonio è infatti la sagra varesina per eccellenza, e riempie ogni anno la piazza nonostante le fredde temperature invernali. Per questa edizione il Centro Geofisico Prealpino prevede temperature minime attorno allo zero, ma niente pioggia, e quindi la vista della grande fiamma accesa, e dei movimenti dei giocolieri si prevede decisamente spettacolare.
Sarà un’occasione per salutarsi dopo le feste natalizie, ricordando lo spirito dei nostri bisnonni, quando la sagra simboleggiava la fine dell’inverno, e l’allontanarsi degli uomini che, emigrati, tornavano a lavorare nel nord Europa. Non a caso è usanza delle ragazze l’infilare nel fuoco bigliettini con il nome dell’amato: era per loro l’ultima possibilità di vederli, e fidanzarsi, prima del forzato addio.
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