Nonostante la crisi aumentano le cooperative sociali
La Fondazione Sodalitas ha presentato il bilancio delle attività dell'anno appena trascorso. Le nuove generazioni sognano imprese in settori classici: giardinaggio, ristorazione e servizi in genere, compresi quelli alla cultura

In provincia di Varese, dove esiste un vero e proprio distaccamento della fondazione, operano 25 manager volontari che in collaborazione con altri enti e associazioni (Cesvov, Ufficio scolastico provinciale, Comune di Varese, Camera di Commercio, Legacoop, Cdo, Confcooperative, Confesercenti, Univa e Ucid) hanno dato la propria consulenza gratuita a cooperative sociali, scuole e organizzazioni per progetti sulla sostenibilità d’impresa, orientamento al lavoro e sviluppo della capacità manageriale.
«Abbiamo coinvolto 7 scuole per un totale di 900 studenti che hanno partecipato a più di 600 ore di corsi in aula – ha detto Carlo Manzoni (al centro nella foto), coordinatore della sezione di Varese – . Abbiamo fatto un check-up delle cooperative sociali di tipo A e B che operano in provincia. Il quadro che ne esce è che la cooperazione sociale in provincia di Varese è molto attiva, non ha avuto cali durante la crisi, anzi è cresciuta. Si tratta di piccole entità ben organizzate, efficienti e che conoscono i principi di gestione fondamentali».
L’attenzione di Sodalitas è rivolta soprattutto alle nuove generazioni. “Giovani e impresa” è un progetto di orientamento al mondo del lavoro per studenti delle classi IV e V, sviluppato in collaborazione con alcune scuole della provincia (Istituto Einaudi, Isis Newton, Istituto Nuccia Casula, Istituto alberghiero De Filippi, Istituto Don Milani di Tradate, Istituto parificato Fermi di Castellanza). «Spesso gli studenti – ha spiegato Silvio Faschi, manager volontario – sanno poco del mondo del lavoro e dei valori che ne sono espressione. È importante, dunque, saper cercare il lavoro, saper scrivere un curriculum e affrontare un colloquio, ma anche conoscere concetti legati alla responsabilità sociale e alla sostenibilità».
«Abbiamo inoltre notato – aggiunge Franco Ricardi – che la cultura generale è di basso livello. Spesso i ragazzi usano molta tecnologia, ma leggono pochi libri».
I risultati dei workshop legati all’autoimprenditorialità giovanile rivelano che i sogni dei potenziali giovani imprenditori sono legati ad attività classiche come il giardinaggio, la ristorazione, i servizi in genere, compresi quelli alla cultura.
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