Lega e Pdl ce l’hanno con chi ha affossato la riforma per motivi politici. Per il Pd invece, il voto di 15 a 15 in “bicameralina” sul federalismo municipale rappresenta l’occasione per evitare meno tasse per i cittadini. La politica italiana, anche a livello locale, è spaccata in due sulla riforma delle riforme, quella che dal 2009, anno di approvazione della legge delega sta riempiendo le pagine dei giornali con cedolare secca, imu, tassa di soggiorno e altre misure che ora torneranno all’attenzione, ma del Parlamento.
E’ l’opinione di due big locali della politica varesina – ma di governo – , Attilio Fontana e Gigi Farioli.
Il primo (foto in alto), leghista, non esclude il ricorso al voto in Aula e mette i puntini sulle i in un leit motiv del centrodestra: «il voto di oggi non equivale ad una bocciatura». Farioli scalpita per far approvare la riforma a ad ogni costo. Sul piano del Partito democratico, a livello regionale il segretario Maurizio Martina (nella foto) non ha peli sulla lingua: «La maggioranza ammetta di non essere più in grado di governare». Della stessa opinione anche consigliere comunale varesino del Pd Fabrizio Mirabelli.
«Gli elettori del nord cancelleranno quelle forze che stanno ostacolando l´attuazione del federalismo e lo vedremo già alle prossime scadenze elettorali di Milano, Pavia e Mantova – commenta Mario Mantovani, senatore della Repubblica e neo coordinatore regionale lombardo del Popolo della Libertà -. Il Governo Berlusconi è nato per cambiare il Paese. Il progetto federalista rappresenta in questo senso la riforma cruciale della legislatura, introducendo finalmente un rinnovato protagonismo del popolo attraverso i rappresentanti più vicini alla gente, cioè sindaci, assessori, consiglieri comunali, provinciali, regionali, eliminando quel centralismo finanziario che, a partire dagli anni settanta, ha purtroppo trasformato l´Italia in una "democrazia del deficit", con l´esplosione del debito pubblico. E´ chiaro che le forze conservatrici, espresse oggi da Casini e Fini, abituate ai privilegi dei Palazzi e non alla trincea e al lavoro sui territori, hanno paura del cambiamento. Il Popolo della Libertà non ha certo paura e insieme alla Lega, continuerà con entusiasmo, in Parlamento e in mezzo alla gente, il proprio impegno per innovare e riformare il Paese». «Non credo che questo voto porterà ad una crisi di governo, però credo fermamente che a questo punto sia necessario avviare un confronto politico sulla situazione all’interno del centrodestra»: ha riferito il sindaco di Roma e vicepresidente dell’Anci, Gianni Alemanno.

Certo sul federalismo «sarebbe stata meglio una vittoria», ma la votazione in Bicamerale di oggi comunque «non è una sconfitta, è un pareggio». La precisazione è del
presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni (nella foto), che ha sottolineato la sovrarappresentanza di Fli» nella Bicamerale. «Sarebbe ora – ha osservato – che il presidente della Camera provvedesse a mettere a posto i conti». La convinzione di Formigoni è che in Aula il provvedimento passerebbe. «Sono convinto – ha osservato – che ci sarebbe il sì. Comunque il parere non era vincolante e il governo potrebbe procedere». Quello di Formigoni è «un invito al governo ad andare avanti». Nessuna preoccupazione per il rischio di elezioni anticipate. «Secondo me – ha concluso – il governo non deve andare a elezioni, ma deve andare avanti a lavorare. La maggioranza c’è, ancorchè risicata».
«La gente che lavora, che in massa ha votato per un reale cambiamento, capace di restituire la speranza di un Paese diverso, oggi è sbigottita di fronte a giochi di potere che non capisce». Così il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha commentato la bocciatura del federalismo in bicamerale. «Il voto di oggi – ha aggiunto – rappresenta il segnale che le forze del centralismo hanno paura e si sono messe insieme per fermare la volontà del popolo». «Nessuna d’arresto definitiva – ha detto Davide Boni (Lega Nord), presidente del Consiglio regionale della Lombardia -. Il processo di riforma federalista proseguirà comunque, perchè fino a quando ci sarà la Lega Nord il federalismo resterà un obiettivo importante e concreto da raggiungere. È sbagliato parlare di bocciatura del decreto, anche perché il pareggio in fase di voto è determinato da qualcuno che alla fine ha preferito voltare le spalle alla riforma dello Stato per ragioni prettamente demagogiche e non di contenuto, non mette la parola fine al nostro progetto di riforma di questo Paese. Quello che accadrà nelle prossime settimane – avverte il politico lombardo – lo deciderà comunque la persona che in questi ultimi vent’anni ha avuto la forza e l’acume politico di portare nelle aule romane e tra la gente il federalismo: l’onorevole Umberto Bossi».
«Il voto è espressione dell’autonomia del Parlamento che noi rispettiamo. Adesso per noi ci sono due

ordini di questioni: i Comuni hanno bisogno di autonomia fiscale e dobbiamo ottenere strumenti per poter fare bilanci ragionevoli nel 2011». Lo ha detto il
presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino (Pd), all’uscita del consiglio nazionale dell’Anci, commentando l’esito del voto sul federalismo in commissione Bicamerale. «Un vero federalismo è necessario e possibile. Quello che è stato respinto era un pasticcio. Adesso, ci si fermi. Non ci sono le condizioni nè giuridiche, nè politiche per andare avanti». Lo ha detto
Pier Luigi Bersani (foto a destra), segretario del Pd. «Berlusconi e Bossi prendano atto della situazione. Si creino condizioni politiche nuove e si rifletta finalmente sulle proposte di un partito come il Partito democratico, che ha le più forti e vere radici autonomiste», aggiunge Bersani.

«La Lega, pur di portare a casa il federalismo, accetta di tutto: da un federalismo che aumenta le tasse dei cittadini come era previsto dalla proposta Calderoli all’incertezza se passerà in Parlamento. Questa subalternità della Lega a Berlusconi tradisce il mandato dei suoi elettori al nord – ha detto
Filippo Penati (Pd, nella foto qui a sinistra), vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia -; è la dimostrazione che così non si può andare avanti, non c’è più una maggioranza che governa il paese. Occorre dunque rinnovare l’invito al presidente del Consiglio a fare un passo indietro e verificare se c’è un’alternativa o meno».
«Si è dimostrato che il governo non ha la maggioranza per approvare il federalismo. Ora il governo apra la crisi». Lo afferma Francesco Boccia, deputato del Pd. «Secondo il regolamento, il decreto si intende respinto. Ora vogliamo capire cosa farà il governo di fronte a questa bocciatura», afferma Felice Belisario, parlamentare dell’Idv.
Il voto sul federalismo «è l’ennesimo tassello che dimostra come il governo debba trarre le conseguenze

della sua impossibilità di governare». È il
leader della Cgil, Susanna Camusso (foto), a commentare il voto della bicamerale sul federalismo. Un voto che ha visto la parità tra sì e no, e quindi una sostanziale bocciatura del parere del relatore, che la Cgil legge dunque come «una buona notizia». «È una conclusione positiva -dice ancora Camusso – perchè così com’è questo decreto sarebbe stato un grande problema per i cittadini italiani rispetto ad un oggettivo aumento delle tasse per lavoratori dipendenti e pensionati. Ora vediamo se andranno avanti».
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