Roma 1960: quando l’Italia scoprì i giganti americani
Il torneo di basket alle Olimpiadi fu vinto dagli Usa di West e Robertson sugli eterni rivali russi. Una grande nazionale italiana arrivò in semifinale ma perse dai maestri a stelle e strisce
Le Olimpiadi di Roma nel 1960, celebrate lo scorso anno per il cinquantenario, portarono in Italia anche il grandissimo basket, che regalò una finalissima per l’oro tra le due superpotenze politiche mondiali di allora: Usa e Urss.
La spuntarono gli americani, forti di giocatori del calibro di Jerry West, Oscar Robertson e Jerry Lucas, che per accedere alla partita decisiva dovettero eliminare proprio l’Italia, guidata in panchina da Nello Paratore (nella foto) e capace di chiudere il torneo al quarto posto, a un soffio dal podio su cui salì la nazionale brasiliana.
Quella semifinale fu la "partita della vita" anche per Mario Alesini, l’ala nata e cresciuta a Varese prima di passare alla Virtus Bologna dove disputò la maggior parte della carriera, cosa che gli costò l’ostracismo dei tifosi della Città Giardino come ci racconta Pier Fausto Vedani.
«La partita che ricordo con maggior piacere nel corso della mia carriera cestistica – disse Alesini in un’intervista – è quella disputata con la maglia della Nazionale alle Olimpiadi di Roma del 1960, contro gli Stati Uniti, perché in fondo rappresentò il punto più alto della mia carriera: giocare contro i maestri era una specie di sogno. Di quella gara ricordo che l’Italia fece un’ottima figura. Un po’ meno io, perché con impressionante regolarità riuscivo a smarcarmi e a penetrare in area ma ogni volta, quando già pregustavo la soddisfazione del canestro, ecco che sbucava da non so dove Walt Bellamy che mi stoppava o, comunque, riusciva ad impedirmi l’ebbrezza dei due punti».
La nazionale del ’60 fu comunque una delle prime grandi squadre della storia azzurra, pur senza centrare la medaglia né alle Olimpiadi, impresa toccata solo a Mosca 1980 ed Atene 2004 (argento in entrambe i casi), né ai più abbordabili europei. C’era per esempio Sandro Gamba, diventato poi uno dei massimi allenatori italiani di ogni epoca (anche a Varese), la coppia d’oro dell’Olimpia Milano, Pieri-Riminucci, o un altro giocatore che oltre trent’anni dopo si sedette sulla panchina varesina, Dado Lombardi, strepitoso realizzatore in forza alla Virtus come Alesini. Per non parlare di Paolone Vittori (foto a lato), in quel momento ancora a Milano ma vicino a passare alla Ignis con cui avrebbe vinto tutto, e ancora Vianello e Gavagnin che l’anno successivo avrebbero conquistato il primo tricolore con la maglia di Giovanni Borghi. La rosa a disposizione di Paratore era completata da Giomo, Canna, Calebotta e Sardagna, tutti giocatori di Milano e Bologna, accoppiata principe del basket italiano che da lì a poco sarebbe stato travolto dalla "valanga gialloblu" targata Varese.
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