Centro città, c’era due volte il monumento ai caduti
Un moncone si leva ancora in piazza Vittorio Emanuele II, in piazza Trento e Trieste si aspetta il ritorno delle stature restaurate. In vicolo Landriani comincia prendere forma il nuovo grande parcheggio per il centro
Eppur si muove, dicevamo di Busto commentandone il lento progredire nel decennio da poco concluso: lo stesso si può dire del centro città, suo aspetto visibile per eccellenza e dove si stanno compiendo importantissimi interventi destinati a mutarne il volto, su tutti il progetto Soceba per riqualificare la zona fra piazza Vittorio Emanuele II e via Solferino, in gran parte già demolita da mesi. I lavori sono però rimasti sostanzialmente al palo dopo l’attivismo della tarda estate e dell’autunno: riprenderanno in questo mese di marzo, assicura il costruttore Dal Ben, quando già si levavano voci a sottolineare la bruttura di quanto lasciato sul posto e il fermo lavori. In piazza Vittorio Emanuele II in effetti da molte settimane è rimasto solo un triste moncone di quello che fu il monumento ai Caduti e deportati del secondo conflitto mondiale, opera dello scultore Enrico Manfrini, rimosso e in parte demolito per fare spazio ai futuri scavi dell’autosilo che dovrà servire abitazioni e negozi della futura piazza pedonalizzata e abbellita, oltre a fare spazio alle auto dei frequentatori del centro. Una scelta sulla quale si era intensamente dibattuto, fino a convocare l’unico storico referendum comunale, altrettanto storicamente fallito nel disinteresse di troppi. L’orrenda quinta crollante delle ex carceri, coperta pietosamente dal cartellone che reclamizza il piano Soceba, è ancora lì che attende il colpo di grazia. Sul retro, fino a via Solferino è stato spianato tutto, ricavando anche un parcheggio temporaneo che ha ben supplito ai perduti posteggi (a pagamento, quindi anche con una relativa perdita economica per le casse del Comune) della piazza Vittorio Emanuele II. In Piazza Trento e Trieste, nuova destinazione del monumento ai caduti, la nuova struttura portante in cemento è al suo posto con tutte le impalcature: mancano rifiniture e, particolare non secondario, le statue, quelle che i bustocchi poco pietosamente avevano soprannominato i Tre Culi, e ora attendono di essere riconsegnate alla città, restaurate dai danni di mezzo secolo di smog. Sperabilmente, entro il 25 aprile: questa è pur sempre una città medaglia di bronzo della Resistenza. Per ora, si può dire che "c’era due volte" il monumento, mentre, per paradosso, al momento non c’è affatto. E qualcuno già mugugnava anche sull’orientamento della nuova struttura: anche qui, la scelta di una piazza che assicura minore visibilità alla struttura, e che verrà chiusa al traffico ma solo sul lato nord, non ha messo d’accordo tutti.
Intanto, lavori si muovono a nord del centro storico: precisamente in vicolo Landriani, traversa di via Zappellini, dove si sta ricavando il nuovo e grande posteggio auto, capace di oltre trecento posti. I lavori, affidati all’impresa stradale Bordin di Gallarate e del valore di circa 250mila euro, procedono: sull’immensa spianata si stanno cominciando a mettere i cordoli esterni del posteggio. Dall’8 febbraio, data di chiusura del vicolo ai non residenti, erano previsti 40 giorni di lavori; per la primavera dunque il posteggio dovrebbe essere a disposizione. Non appena pronto e utilizzabile, sarà chiuso quello temporaneo, e già ridotto ad un groviera di buche, di via Solferino.
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