Si ferma la funivia, a Monteviasco si sale a piedi

Da lunedì è iniziata la ristrutturazione, ma gli anziani che ancora vivono nel vecchio paese non hanno paura e continueranno a usare il sentiero che costruirono i loro avi

La funivia di Monteviasco si è fermata lunedì, dopo 22 anni sarà ristrutturata: riaprirà il primo giugno, ma tra 15 giorni sarà in funzione per due settimane per alleggerire il disagio. Inizia una primavera avventurosa per il piccolo paese della Val Veddasca, senza l’unico collegamento con il mondo, salvo l’antico e affascinante sentiero di 1442 gradini, che per secoli ha tenuto unito questo borgo di pastori con la valle. Gli abitanti nel frattempo si sono organizzati, hanno fatto la legna portato le provviste. L’ultimo viaggio l’hanno fatto gli operai della Monteimpianti di Brevio (Lecco) che ieri hanno trasportato le attrezzature per fare le prove sulla fune e sui comandi. Tra pochi giorni arriveranno gli operai della ditta tirolese che rimetteranno in senso la struttura, cambiando praticamente tutta la cabina di comando e rifacendo tutti i test.
Gli abitanti che vivono stabilmente sul monte, circa una quindicina, sono rimasti quasi tutti a casa loro, tranne l’unica famiglia con bambini: le due bambine devono andare a scuola, e vivranno a Dumenza fino a giugno.
Il sindaco Ambrogio Rossi definì Monteviasco il paese appeso a un filo, ma per i vecchi del posto la funivia è solo una conquista in più: è il sentiero la vera strada: «L’hanno fatto gli avi, e l’abbiamo curato per secoli, è la nostra casa quel sentiero, lo conosciamo gradino per gradino, lo potremmo fare anche di notte al buio». E in effetti una volta funzionava proprio così. Walter Bianchi, il gestore del circolo, ci veniva da bambino a Monteviasco. Ha sposato una donna del paese e ricorda: «Quando non c’era la funivia si saliva il venerdì, poi la domenica sera ci riunivamo e si scendeva tutti insieme a piedi». Era una vita semplice ma dura. Anna Molinari, 82 anni, è nata qui. Ha avuto cinque figli, che sono andati via, tranne uno: «Noi bambine facevano scuola qui, le maestre venivano a settembre e andavano via a natale. Andavamo all’alba a mungere le capre, poi in chiesa e poi a far lezione. Scendevamo a Curiglia a prendere il pane e il vino, con il gerlo, tre volte al giorno. Si faceva la provvista prima dell’inverno, un po’ come fanno i topi – sospira – era dura ma era una vita semplice e bella».
Giuliano Besana, il direttore tecnico della Valcuvia Servizi, la società della comunità montana che gestisce l’impianto, ci mostra il ricovero accanto alla canonica dove è stato ricavato un ostello, già raccontato da Varesenews: «In questi mesi ci vivranno gli operai». Li sfamerà il ristoratore Bianchi, che nei giorni scorsi ha fatto provvista di 70 quintali di derrate alimentari. Ci sono i freezer, e volendo anche le vecchie ghiacciaie con le beole a vista e i pozzetti di acqua naturale per conservare i formaggi che ancora qualcuno fa, a mille metri di altezza, e che ora porterà a piedi fino alla valle.

Galleria fotografica

Monteviasco isolata 4 di 14
Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 08 Marzo 2011
Leggi i commenti

Galleria fotografica

Monteviasco isolata 4 di 14

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.