Frontalieri, Marantelli: “Dialogo, ma tutelare gli italiani”
E necessario che nel tavolo aperto tra noi e gli svizzeri il Governo italiano cerchi la via maestra del dialogo, avendo però ben chiaro che i diritti dei 55 mila lavoratori frontalieri e dei comuni
Sig. Presidente,
nei mesi scorsi i frontalieri italiani che lavorano in Svizzera hanno subito numerosi attacchi ai loro diritti e sono stati oggetto addirittura di campagne razziste organizzate dall’UDC ticinese.
Ciò è dipeso anche dalle decisioni del nostro Governo relative allo scudo fiscale. La gestione non proprio saggia di questa vicenda delicata ha innescato ritorsioni che rischiano di essere pagate a caro prezzo dai lavoratori frontalieri e dai comuni di Confine.
Per questa ragione il Gruppo del Partito Democratico nello scorso aprile aveva presentato una mozione che impegnava il Governo italiano a riprendere la via del dialogo con il Governo Svizzero. La nostra iniziativa è stata condivisa da tutto il Parlamento che ha approvato una mozione nella quale si invitava il Governo a riallacciare il dialogo con la Svizzera per tutelare gli interessi dell’Italia.
Perché l’altro ieri il Consiglio di Stato Ticinese ha rinviato la decisione del Governo di Bellinzona di ridurre le quote che la Svizzera deve versare ai comuni italiani di confine. Una cifra pari a 53 milioni di franchi svizzeri.
Tale rinvio è dipeso dalla condizione di perfetta parità che ha visto i due consiglieri leghisti, sostenitori della linea dura contro il nostro paese stoppata dagli altri due consiglieri Laura Sadis e Manuele Bertoli, quest’ultimo esponente del Partito Socialista. .
Oggi pomeriggio è convocato di nuovo il Consiglio di Stato Ticinese e ci sono alte probabilità che venga approvata la linea della ritorsione perché dovrebbe essere presente il Consigliere del PPD, assente nella seduta dell’altro giorno. Tale grave decisione non sarebbe priva di conseguenze. La preoccupazione dei comuni di confine è, giustamente, alta e diffusa. Ulteriori tagli comporterebbero drastiche riduzioni ai servizi dei cittadini.
Si intrecciano tra loro problemi legati al segreto bancario, alla black list, ai ristorni e ai diritti dei frontalieri. .
Ma se i problemi non si affrontano con decisione e realismo sono destinati ad incancrenirsi. Per questo il Governo deve attivarsi con maggior energia e tempestività.
Non escludiamo di presentare nei prossimi giorni un’interrogazione qualora dovessimo constatare l’insufficiente iniziativa dei Ministri competenti.
I legami sociali, economici e culturali con il Canton Ticino sono robusti. La globalizzazione ha messo in discussione rapporti consolidati con gli amici svizzeri e forse anche il tradizionale ruolo della Svizzera nel nuovo contesto internazionale. Ecco perché è necessario che nel tavolo aperto tra noi e gli svizzeri il Governo italiano cerchi la via maestra del dialogo, avendo però ben chiaro che i diritti dei 55 mila lavoratori frontalieri e dei comuni di confine siano tutelati con più serietà e concretezza.
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