“Sono innamorato del lavoro e della mia famiglia “

Il nuovo presidente dell'Unione degli industriali racconta la sua storia, la sua azienda e il suo impegno per il territorio

gianni brugnoliPelle, alluminio e tessuto. Le pareti dell’ufficio di Gianni Brugnoli riprendono con eleganza i materiali delle auto e le sedie sono rivestite con la stessa tela prodotta per le Ferrari. Elementi di design che compongono un naturale show room della produzione della sua azienda. Il neo presidente dell’Unione industriali della provincia di Varese racconta con entusiasmo la storia della Tiba Tricot.
L’azienda, fondata da suo padre Antonio, compie mezzo secolo tra pochi mesi. Partita con tre telai, ora diventati trenta, produce tessuti indemagliabili di qualità. Tra i suoi clienti, oltre alle industrie automobilistiche ci sono Arena, Dainese, Robe di kappa, Campagnolo.
«I clienti sono tutti importanti, grandi e piccoli, perché nella relazione con loro si apprende molto e si possono sviluppare processi innovativi». Gianni Brugnoli ha una sua filosofia precisa in materia.
«Il contatto con l’esterno è fondamentale. Facendo il marciapiede puoi capire se hai un buon prodotto e soprattutto cosa cerca la gente. Questa è un’epoca in cui l’imprenditore deve sapersi approcciare con il “perché no?” cercando di offrire sempre una soluzione alle richieste».
Il lavoro è uno dei punti cardinali di Gianni Brugnoli. «Già da bambino sentivo battere i telai ed ero affezionato a questo suono. Così, dopo un po’ di università, nel 1992 ho iniziato a lavorare in azienda. Sono stato fortunato anche negli affetti perché ho subito trovato una donna meravigliosa e con Alessandra abbiamo messo su famiglia».
Era molto giovane quando si è sposato…
«Avevo 24 anni e a 25 ero già papà di Ludovica. Dopo due anni è arrivato Giorgio e poi Edoardo. La famiglia per me è una stella polare che guida gran parte della vita. Se vivi bene in quella dimensione puoi trovare l’energia per fare bene in tutto. Noi abbiamo scelto di avere figli così giovani e oggi posso dire che fare il genitore a 25 anni è stata una grandissima esperienza, un atto di maturità e una grande gioia. Adesso dialogo con mia figlia e abbiamo un rapporto molto stretto».

brugnoliCosa fa con i suoi figli?
«Di tutto. Con i due adolescenti, con mia moglie, facciamo molto i tassisti. Sanno che papà e mamma sono contenti di stare con loro, ma è importante che abbiano i propri spazi e quindi che passino il tempo con gli amici. Essere genitori giovani ha i suoi vantaggi perché puntare la sveglia alla una di notte per andare a prenderli da qualche parte pesa meno. Insieme poi facciamo molte attività sportive».

I suoi figli, come tanti loro coetanei, useranno Facebook. Cosa ne pensa?
«I ragazzi oggi comunicano molto e sono condizionati da quello che fanno gli altri. Hanno moltissime distrazioni. I miei figli non sono diversi. Frequentano la scuola dei gesuiti Leone XIII, ma noi genitori ci teniamo a far passare alcuni valori fondamentali. Li invito a venire con me in Cina, dove ogni anno si laureano tre milioni di ragazzi. Se i nostri figli non si impegneranno il loro futuro sarà problematico. Non si può fare solo ciò che piace, soprattutto nel lavoro. Occorre avere spirito di adattamento ed essere intraprendenti. Quanto a me, non uso Facebook perché credo che se qualcuno ha voglia di dirmi qualcosa può farlo in tanti modi e non c’è bisogno di metterle in piazza. La discrezione per me è un grande valore. Il gossip e il pettegolezzo, in certe situazioni, ci può stare, ma nell’attività professionale no. Bisogna saper usare questi mezzi di comunicazione, ma io ho comunque uno stile diverso».

Come era lei da ragazzo?
«Una persona normale, senza alcun eccesso. Mai fatto cose strane e mai avuto colpi di testa. Ero molto sportivo e di compagnia. Quando ero alle superiori i miei mi mandavano per un mese in un college ad imparare la lingua».

Lei vive a Milano con un’azienda a Castellanza e ora le attività dell’Unione a Varese. Non le crea problemi?
«Mia moglie è milanese e così arrivammo a un compromesso scegliendo di vivere a San Siro. I miei vivevano sopra l’azienda e le notti perse da mio papà non si contano. In alcuni periodi si lavorava anche di notte e se un telaio si fermava e non veniva ripristinato lui si vestiva e andava a vedere cosa succedeva. Non volevo ripetere quell’errore. In ogni caso da casa mia arrivo al lavoro in 25 minuti. Non mi pesa e poi io, occupandomi della parte commerciale, sono sempre in giro per l’Italia».

brugnoliChi le ha trasmesso di più nella sua formazione?
«Mio papà e mio suocero. Mio papà era un grande aziendalista e curava l’organizzazione. Mio suocero, invece, presidente della Galbusera dolciaria è un grande commerciale e mi ha insegnato molto».

Quanto è cambiato il lavoro dai tempi di suo papà?
«Tanto, perché dobbiamo soddisfare le richieste dei clienti con sempre maggiore flessibilità. Negli ultimi anni abbiamo cercato di cambiare l’applicazione del prodotto rispondendo alle esigenze del mercato, ma anche proponendo noi idee innovative. Usare il nostro tessuto anche come elemento decorativo, oltre che tecnico è una evoluzione non scontata. La nostra, con 26 addetti in tutto, è un’azienda di piccole dimensioni, ma dobbiamo guardare al mercato globale a partire dalle materie prime che acquistiamo prevalentemente in Asia».

La terza stella polare, oltre al lavoro e la famiglia, è il suo impegno associativo. Com’è nato?
«Per caso da una conversazione con un funzionario dell’unione industriali a Busto. Era il 1994 quando mi iscrissi al gruppo giovani. Nel 1996, quando presidente nazionale, era Emma Marcegaglia, entrai nel direttivo del gruppo. Iniziai così. Poi nel 2001 divenni presidente provinciale, e tra il 2004 e 2006 regionale. Dal 2007 e per i successivi quattro anni sono stato vice di Michele Graglia».

Cosa le ha dato questa lunga esperienza associativa?
«Una grande formazione umana e professionale perché nelle relazioni si impara sempre qualcosa. La possibilità di accedere a tante informazioni è un vero elemento di cambiamento».

Cosa le piacerebbe lasciare dopo la sua presidenza?
«Vorrei realizzare qualcosa di importante per il territorio. Far capire come aggregarsi oggi sia un’opportunità e una necessità. È un atto di coraggio e segno della volontà di andare avanti. Dobbiamo crederci per poter continuare a competere e crescere».

Qual è la migliore caratteristica del nostro territorio?
«Il forte radicamento dell’imprenditoria, una buona qualità della vita e tanta volontà di fare che non manca mai».

E il difetto…
«A volte ci si chiude troppo nelle proprie cose».

Quali sono le sue passioni?
« Gioco a calcetto, amo sciare e vado spesso con i miei figli».

E i suoi sogni?
«Che ci sia un risveglio economico importante. Noi imprenditori siamo capaci di uno scatto di orgoglio e sappiamo fare la nostra parte. Lo stesso non sempre vale per gli altri soggetti. L’altro sogno è che la mia famiglia cresca con i giusti valori perché questo ci darebbe grande soddisfazione».

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Pubblicato il 30 Giugno 2011
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