Via Mameli, la guerra per un marciapiede

Davanti al minimarket i bengalesi stanno seduti e occupano la strada. E lo scontro con le famiglie albanesi sarebbe nato a maggio, per un apprezzamento di troppo ad una ragazza

È nato tutto da una apprezzamento ad una donna. Poco più di un mese fa. Sarebbe questo l’episodio che ha portato, nella tarda serata di venerdì, all’aggressione al negozio del Bangladesh e ai suoi avventori. Scontri interetnici, "possesso" e controllo del territorio, si è detto. Siamo andati a cercare di capirci qualcosa di più.

Difendere le proprie donne dagli altri, un motivo antico come il mondo. Elena che dà il via alla guerra di Troia. Ma qui non siamo nell’antica Grecia, ma in via Mameli, a Gallarate. «Loro del Bangladesh mi hanno detto cose brutte mentre tornavo a casa» dice una ragazza albanese che abita in zona (le famiglie di origine balcanica sono pochissime, in zona). Il luogo è il famigerato marciapiede davanti al minimarket del Bangladesh di via Mameli 13, piccolo punto di riferimento per i numerosi asiatici della zona (e tenuto sotto controllo per motivi "di decoro"). Era il 22 maggio scorso, il marito della ragazza (lui lo chiameremo Bledar) si reca con il padre davanti al negozio, vuole capire chi è stato. «Mi hanno aggredito, anche con una pietra grossa così, se mi colpivano ero morto» dice. Bledar riporta una duplice frattura alle dita della mano, fa il muratore e rimane a casa dal lavoro (dice di avere il certificato del pronto soccorso). Il padre rimane ferito alla schiena. «I problemi – dice la madre, esasperata – è solo con quelli lì e con quel negozio. Stanno lì, non si spostano dal marciapiede, non ti fanno passare». Questa – sia chiaro – è la versione delle famiglie albanesi, che parlano più volentieri. «Ma ora basta, vendo la casa e me ne vado». Nella palazzina dove vivono da 7 anni sono quasi gli unici stranieri. Gli altri sono anziani italiani.

Avviciniamo Bledar dopo che con un amico è andato davanti al Minimarket. Albanesi e bengalesi parlano, c’è diffidenza, ma non tensione. «Io – dice Bledar – ti ho sempre rispettato, quando veniamo qui ti dico sempre anche Salaam aleikum». Cercano di comporre lo scontro, ammettono di essere venuti alle mani, di essersi spintonati. Ma gli albanesi dicono che i loro amici non hanno rubato, il gestore annuisce, si cercano di capire le ragioni. «È lui che ha fatto tutto, guarda» dicono gli albanesi, indicando un ragazzo giovane, che arriva su una Punto, vestito solo con il costume, di ritorno dal Ticino. «Ti sembra giusto? Lui ha mogli e invece dà fastidio alla moglie degli altri». Il gestore del minimarket annuisce anche qui, forse il chiarimento passerà anche attraverso la comunità bengalese. Tutto si svolge sotto il tricolore, che un italiano fa pendere dal balcone.

E gli italiani? Da queste parti le case si svuotano, a macchia di leopardo. Non è un ghetto, la geografia "etnica" è quella minima dei palazzi: nei due palazzoni al civico 15 le famiglie straniere sono poche, così come integrate sono quelle nella palazzina rosa poco più avanti, verso la ferrovia. Nel condominio accanto, invece, ci sono decine di campanelli lasciati in bianco: vuoti? Subaffittati? In quello accanto ancora – facciata di un verde scuro triste, di fianco a una casetta linda – le parabole e le voci dicono di gente venuta da molto lontano. «Oramai è diventata zona di lotte e risse continue tra negri e albanesi o anche solamente tra negri e negri» ci ha scritto, con toni esasperati, un nostro lettore. Gli italiani, nella vicenda, in parte non vogliono entrarci, in parte – gente incontrata per strada, a passeggio – dicono che non sanno chi ha ragione, ma che il problema davanti al minimarket esiste. «Magari noi italiani facciamo correre quando ti fanno un apprezzamento – dice una donna – invece gli albanesi son teste calde, hanno l’onore. Ma forse fanno bene loro».

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 04 Luglio 2011
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.