Tam Baj: “Tornate a credere nella Scuola”

Dopo 41 anni di lavoro, va in pensione la preside Tam Baj. Una carriera esaltante vissuta nell'era delle grandi innovazioni. Lascia mentre la scuola vive la peggior crisi di autorevolezza

Daniela Tam Baj Daniela Tam Baj lascia il mondo della scuola il 31 agosto. Dopo 41 anni al servizio dell’Istruzione si ritaglierà uno spazio per seguire i suoi interessi, che sono sempre legati alla didattica e alla pedagogia, ma senza scartoffie, riforme, conti da far quadrare.
«A 19 anni ho avuto il mio primo incarico di maestra all’elementare di Calcinate. Erano altri tempi, quando la maestra faceva il suo dovere di mattina e al pomeriggio poteva dedicarsi ad altro. Io mi "fiondavo" a Milano, per seguire le lezioni universitarie e a 23 anni mi sono laureata in pedagogia. A 28 anni ho vinto il concorso di dirigente e ho iniziato la mia carriera di preside al Circolo della Morandi. Ventidue anni passati in quella scuola che ho lasciato solo nel 2002 perchè volevo occuparmi diadolescenti. Così sono stata prima all’Isis Stein di Gavirate per poi arrivare qui, al classico di Varese. Una permanenza forse troppo corta, e un po’ rimpiango di non essere stata abbastanza a lungo con i ragazzi… ma ormai è fatta».

Una carriera intensa: più le soddisfazioni o le difficoltà?
«Alla Morandi ho vissuto un periodo bellissimo. Abbiamo dato vita alla rivoluzione delle elementari: i decreti delegati, la partecipazione allargata, i moduli. C’era un clima effervescente, entusiasmante e i miei collaboratori erano incredibilmente entusiasti ad ogni sprimentazione. Abbiamo aperto la strada all’accoglienza dei diversamente abili, costruendo una scuola che partisse dai bisogni dei ragazzi. Abbiamo creato spazi anche per quei ragazzi con eificit che non permettevano una scolarizzazione, aprendo esperienze alternative, per farli comunque sentire parte integrande di questa comunità. Il modello italiano di elementare era guardato e copiato da tutt’Europa, decisamente innovativo».

Nel suo ufficio, le ceramiche realizzate al tempo della Morandi, un bene da cui non si separa maiUn’effervescenza che oggi sembra far parte ormai della storia…
«Oggi la scuola è ancora l’agenzia formativa privilegiata. Ma non è più l’unica. Si sono inserite pesantemente e in modo aggressivo altre agenzie che ne minano l’autorevolezza. Parlo di Facebook, per esempio, di internet e tutti i social netowork. Parlo della "vasca" in centro. I nostri ragazzi sono bombardati da migliaia di stimoli, tutti importanti per la loro formazione e crescita. La scuola deve stare attenta a non perdere il proprio ruolo e può mantenere la sua autorevolezza solo se punta sulla qualità della formazione».

Parliamo di mezzi, risorse o cos’altro?
«È indubbio che occorranno mezzi e risorse. Ma è necessario che la scuola metta in discussione i suoi metodi di insegnamento. Oggi occorre una didattica "laboratoriale". Non bastano più il banco, la sedie e il libro. I ragazzi vanno coinvolti con la mente, con il corpo, con le emozioni. La materia che studiano deve essere viva e far parte della loro vita quotidiana. Il lavoro del docente diveta molto impegnativo: non solo la lezione frontale, ma anche la preparazione a casa e la formazione per intercettare tutti gli strumenti in concorrenza»

Una sfida impegnativa per un professionisti che oggi sembrano avere il morale sotto i piedi
«Certo. Oggi i nostri insegnanti hanno perso tutto il proprio credito sociale. Non sto parlando di stipendio e riconoscimenti economici. Quando un ministro fa passare il concetto che i professori sono fannulloni e rubano lo stipendio, crea un danno di immagine pericoloso. Un tempo essere professore significava avere un ruolo di rispetto in società, oggi è quasi una colpa. Stiamo toccando il minimo storico di apprezzamento per questa istituzione e i docenti sono mortificati. La minaccia, però, è enorme perchè la scuola è il nostro futuro. Allora si deve tornare a credere in questa istituzione, nel suo ruolo, e nei suoi protagonisti. I docenti, dal canto loro, devono ritrovare la voglia di investire energie e intelligenze».

Secondo lei, quando è iniziato il declino della scuola?
«Direi alla metà degli anni ’90. Non legherei questa involuzione a un ministro in particolare. L’avvio dell’era delle riforme, dettate da esigenze di bilancio più che da concrete aspettative di miglioramento ha portato al clima di sbandamento e demoralizzazione. Io stimo tantissimo i miei collaboratori che lavorano fuori orario, non pagati, perchè credono ancora in ciò che fanno, perchè sono attaccati alla scuola e alla sua funzione. La scuola ha bisogno di bravi docenti, motivati e con grande passione. Perchè sia veramente democratica, la scuola non deve essere accessibile a tutti ma deve mettere tutti in condizione di apprendere, nel rispetto della proria preparazione, dei limiti e dei problemi. Così deve essere: accogliente, di qualità e motivata. Il momento contingente è difficilissimo, ci sono pochi spazi per spunti di passione, ma la sfida è altissima e si vince solo se si punta sulla qualità».

Sta per iniziare l’anno, che cosa augura?
«Il mio augurio è solo per i ragazzi. Che non si lascino deprimere, che continuino a sognare e a investire sul futuro. Che approfittino di questi anni di formazione per costruirsi un bagaglio di conoscenze che nessuno potrà mai portar via. La concorrenza là fuori è agguerritissima e solo chi avrà costruito basi solide potrà puntare in alto. Questi sono gli anni dell’impegno e della fatica: non si lascino sopraffare dallo sconforto! Tutti gli altri, docenti, personale amministrativo, tecnici, sono al servizio della scuola. Una scuola che, prego, non paghi un prezzo troppo alto per questa crisi…»

La professoressa Tam si immegge di nuovo nella quotidianità del suo liceo. Ultimi giorni poi arriverà il successore, il preside Salvatore Consolo. Rimarranno la sua professionalità e la sua preparazione: « Se la Scuola avrà bisogno, ci sarò…».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Agosto 2011
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