Aumenta l’Iva, la Cna è molto preoccupata
L' associazione, come parte attiva di Rete Imprese Italia, a inizio estate, aveva chiesto di intervenire con tempismo e con coraggio, prestare attenzione e valutando anche soluzioni che potessero sostenere la ripresa

(nella foto Franco Orsi, presidente di CNA Varese)
La C.N.A, come associazione e come parte attiva di Rete Imprese Italia, a inizio estate, aveva chiesto di intervenire con tempismo e con coraggio, prestare attenzione e valutando anche soluzioni, non semplici ma possibili, che potessero sostenere la ripresa.
«Le risposte sono state manovre confuse e approssimative ripetutamente corrette in corso d’opera, ma composte in massima parte da nuove entrate, dirette e indirette, palesi e occulte. Nei giorni scorsi, dietro l’incalzare degli eventi e per evitare che la situazione precipitasse in modo irrimediabile, sono state apportare ulteriori emendamenti ed è stato, in particolare, deciso di aumentare l’Iva : era una delle misure originariamente inserite nelle clausole di salvaguardia, si è stati costretti a giocarsela per dare in pasto ai mercati qualcosa di concreto e tangibile, ora il nostro Paese ha l’aliquota ordinaria più elevata d’Europa, la sua applicazione rischia di generare ulteriori effetti depressivi su redditi, consumi e crescita».
È su questa misura che si concentra la preoccupazione della presidenza di C.N.A. Varese, per gli effetti negativi che potrà generare ma anche perché appare una misura per fare cassa nell’immediato ed è svincolata, come invece doveva essere nell’ipotesi di revisione fiscale, da interventi armonizzati sulla tassazione generale. «Aumentare l’imposizione indiretta lasciando inalterata quella diretta ( che in realtà, con il taglio lineare di deduzioni e detrazioni è anch’essa destinata a crescere … ) significa mettere pesantemente le mani nelle tasche dei contribuenti, oltretutto penalizzando quelli con minori redditi».
La C.N.A. di Varese è per altro convinta che il Paese mantiene ancora delle enormi potenzialità e, se opportunamente stimolato e governato, potrà riprendere a crescere. «Per poterlo fare, però, sarebbe importante individuare, con urgenza e precisione, tutte le voci di spesa da tagliare partendo dai livelli di governo e dalle innumerevoli duplicazioni dei centri di costo; aumentando la produttività della spesa pubblica che è indispensabile mantenere; intervenendo da subito sul cantiere sempre aperto della previdenza, una questione sulla quale è immorale fare speculazioni di parte ; assumendo impegni seri e riscontrabili per il contenimento del deficit e per la riduzione del debito.
Ma per poterlo fare è anche necessario credere nel rilancio del sistema Paese e lavorare di conseguenza per rimetterlo in moto, per ridare slancio ai consumi, agli investimenti ed alle esportazioni seguendo linee e priorità concordate con tutte le parti sociali, per assicurare condivisione e raggiungimento degli obiettivi.
Non è semplice, ma occorre entrare nell’ordine di idee che esistono provvedimenti che avrebbero un impatto benefico sull’economia senza costare un Euro di investimento : basti pensare a quante migliaia di società pubbliche potrebbero essere accorpate, razionalizzate e privatizzate per rendersi conto che sarebbe possibile alleggerire il bilancio dello Stato da costi improduttivi e ricavare le risorse che servirebbero per sostenere la crescita.
Servirebbe una classe politica forte e coraggiosa, molto diversa da quella che ha fornite, nelle ultime settimane, ripetute prove di insipienza alimentando indirettamente la speculazione e chiamando i soliti noti a pagare il conto : l’Associazione e le imprese associate continuano a crederci con l’ottimismo della ragione, ma si ritrovano ad essere sempre più delusi e disincancati».
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