Fotovoltaico, la Svizzera “boicottata” come la Cina
L'incentivo sui pannelli solari crea un nuovo contenzioso tra Roma e Berna. Per il governo elvetico ci sarebbe "discriminazione nei confronti delle aziende svizzere"
Nel tentativo di ripararsi dalla concorrenza cinese l’Italia ha compiuto un nuovo "scivolone" nei rapporti con la vicina Svizzera. Questa volta però l’oggetto del contenzioso non riguarda i temi della fiscalità né la lotta all’evasione ma l’energia alternativa. A Berna non è piaciuta la decisione presa dall’Italia lo scorso mese di maggio di aumentare del 10 per cento il sussidio su tutte le installazioni fotovoltaiche realizzate con componenti prodotte nell’Unione Europea, lasciando fuori di conseguenza anche i materiali realizzati dalle imprese dei cantoni elvetici.
Una scelta presa con buona probabilità per contenere l’utilizzo di prodotti Made in China ma che nella realtà è andata a interferire proprio con gli affari delle imprese svizzere che verso l’Italia destinano la maggior parte delle proprie esportazioni. Per il governo di Berna che oggi si è occupato della questione si tratterebbe di "una discriminazione nei confronti delle aziende" elvetiche, come ha spiegato Johann Schneider-Ammann, il capo del Dipartimento federale dell’economia rispondendo al consiglierre Ignazio Cassis (PLR), violerebbe l’accordo di libero scambio con l’Ue siglato nel 1972. «Siamo in attesa di una risposta scritta da parte del Ministero italiano dell’economia», ha aggiunto il consigliere. Johann Schneider-Ammann ha inoltre affermato che intende sollevare nuovamente il problema il prossimo 20 ottobre, in occasione di un incontro con il ministro Paolo Romani a Berna.
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