La crescita? Lasciatela alle imprese
I “consigli” di Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato Varese, per un cambiamento di rotta
I “consigli” di Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato Varese, per un cambiamento di rotta. Merletti tocca una serie di questioni – a partire dalla burocrazia, troppo opprimente, fino alla pressione fiscale (insostenibile) – che rendono questo passaggio molto critico (vuoi per la crisi economica che permane, vuoi per l’impasse politica che non dà risposte adeguate) per il mondo dell’impresa.
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Semplificare l’ambiente imprenditoriale e incoraggiare le persone – soprattutto i giovani – a raccogliere la sfida dell’autoimprenditorialità. Cercando di realizzare ciò che i rappresentanti delle pmi europee stanno studiando da tempo: permettere l’avvio di un’attività in tutti gli Stati membri Ue in soli 3 giorni e con un costo massimo di 100 euro. Potrebbe essere questa una buona leva per la crescita economica italiana. Ed è questo che un campione di imprenditori di Confartigianato Imprese Varese chiede da subito: un’urgente diminuzione della pressione fiscale, una burocrazia snella e strumenti per poter ottimizzare il rapporto tempo-investimenti.
Si parla di misure concrete: per crescere e lasciarsi alle spalle questi momenti di rinnovata stretta economica. Brulicanti ed energiche, le micro e piccole imprese sono consapevoli del fatto che non c’è crescita senza un piano d’azione che sia composto anche da una riforma degli incentivi (non a pioggia, ma mirati al sostegno di progetti di possibile fattibilità) e da una semplificazione anche nei rapporti tra clienti e fornitori. Investire è fondamentale per la crescita. Ma non si hanno investimenti se l’impresa non si sente “libera” di agire, operare, decidere. Non possiamo pretendere che gli imprenditori resistano se non si risolvono due punti a loro favore: meno code agli sportelli e lo sblocco dello Statuto delle imprese, presentato in Parlamento nel 2009 e ancora oggi all’esame del Senato. Uno strumento di attuazione dello Small Business Act europeo sulle pmi.
Servono, per gli imprenditori di Confartigianato Varese, azioni verificabili nei confronti delle imprese. Soprattutto quelle micro e piccole, nelle quali il rispetto per il lavoro e per l’economia rappresentano la realtà quotidiana. È in questo contesto di “nanismo” produttivo che si escogita ancora oggi la maggior parte di attivismo e sperimentazione. Ma per proseguire su questa strada, si deve liberare l’impresa: cioé renderla maggiormente competitiva. Come fare? Eliminando, togliendo e aprendo. Permettiamo all’imprenditore di cambiare – per migliorare e potenziare – non le dimensioni ma la natura della sua impresa. Ma controlliamo, verifichiamo, approviamo nell’arco di pochi giorni e non nei 257 che servono per ottenere i permessi necessari.
Negli Stati Uniti un’impresa si apre in 40 giorni, in 95 nel Regno Unito, in 100 in Germania. E’ assurdo che in Italia, e solo in Italia, il costo della burocrazia equivalga a 1,5 punti di Pil e costi alle imprese per 21,5 miliardi di euro all’anno e 351 ore di lavoro. È inaccettabile che i nostri imprenditori usino 300 ore del loro tempo per adempiere agli obblighi fiscali e che, per espletare solo quattro adempimenti – il 770, la dichiarazione Iva, la comunicazione annuale e i rimborsi Iva – le aziende spendano 2,7 miliardi di euro. Ma c’è dell’altro: per aprire un’attività, un piccolo imprenditore deve compiere ben 82 adempimenti in 11 sportelli diversi. E questo vale per tutte le micro imprese, il 98% dell’ossatura economica del nostro Paese. L’Italia “europea” occupa il penultimo posto tra le 30 economie avanzate per la facilità di fare impresa. Velocizziamo il processo: ne va della nostra crescita.
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