Come si diventa fascisti?
Al liceo classico Cairoli, il professor La Forgia propone un percorso alla scoperta della scuola ai tempi del Fascismo. Dai documenti originali, l'analisi dell'istruzione ai tempi del Duce
Un archivio ben rifornito. Un laboratorio di storia da far funzionare. Un periodo della Storia molto discusso. Sono i tre ingredienti della proposta formativa presentata dal professor Enzo La Forgia del liceo classico varesino agli alunni dell’ultimo anno: « Con i colleghi abbiamo costruito un progetto extracurricolare che permetta di sfruttare il laboratorio svolgendo l’attività di storico – spiega il docente La Forgia – Partendo dai documenti ufficiali di archivio si arriva a definire come un regime totalitario costruisce il cittadino fascista».
Per quasi tutto il suo ventennio di vita (dai “ritocchi” alla riforma Gentile del 1923 alla Carta della scuola di Bottai del 1939) il fascismo cercò di fare della scuola italiana uno strumento politico funzionale al proprio progetto totalitario. Numerosi e significativi, in tal senso, furono gli interventi dello Stato in tutti i settori e in tutti i segmenti del sistema educativo: «Citeremo, a mo’ di esempio, l’accentramento di tutti i poteri relativi all’insegnamento nelle mani del Ministro dell’Educazione nazionale, la statalizzazione dell’insegnamento elementare, lo scioglimento delle associazioni degli insegnanti, l’uso massiccio degli strumenti di propaganda, la penetrazione del Partito nazionale fascista nelle scuole, il controllo dello Stato sui libri di testo, l’introduzione dei corsi di cultura fascista, l’impatto della legislazione razziale sul mondo della scuola».
I ragazzi, al massimo una ventina, leggeranno le circolari, le disposizioni, le leggi degli anni scolastici ’35-’36 e ’38-’39 scelti per gli importanti eventi che li caratterizzarono: « I ragazzi arriveranno a comprendere come avveniva la “fascistizzazione” della scuola. Attraverso il mito del Duce, il culto dell’obbedienza, la disciplina militare. Ai docenti venivano imposti temi e metodi».
L’archivio del Cairoli, che il professor La Forgia ha avuto modo di consultare più volte negli anni passati, è ricco di documenti anche perché allora, come ora, il liceo era considerato il luogo dove si formava la classe dirigente: « Quel disegno totalitario, comunque, non riuscì a compiersi appieno. Perché la scuola italiana era formata da un corpo docente che non si piegò. Gli anticorpi liberarono furono più resistenti. Anche il liceo varesino ebbe alcune figure antifasciste di riferimento. Al di là delle circolari, della disciplina e del rigido sistema, il lavoro del docente mantenne quell’ambito di autonomia che permise a molti di evitare omologazione. Poi scoppiò la guerra e anche per quello fu tutto interrotto».
Il lavoro di ricerca, studio e analisi durerà fino ad aprile. I ragazzi poi trarranno le conclusioni che saranno presentate ufficialmente. Magari con qualche sorpresa…
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