Processo Lolita, le difese portano in aula costruttori e architetti

Sfilano imprenditori edili e architetti gallaratesi che dipingono una situazione diversa da quella prospettata dall'accusa: negano pressioni da parte dell'allora capo dell'urbanistica Gigi Bossi per far assumere la compagna. Ciminelli: "C'erano lamentele"

Sfilano i testi della difesa nel processo a Gigi Bossi, Federica Motta e Riccardo Papa accusati di concussione ambientale dalla procura di Busto Arsizio in merito a numerose pratiche edilizie del comune di Gallarate che sarebbero state "velocizzate" dall’allora capo dell’ufficio tecnico Bossi e che avevano come progettisti i due noti architetti gallaratesi.

Questa mattina, martedì, i difensori hanno mirato le loro domande in modo da dimostrare la loro tesi ovvero che non esisteva un sistema secondo il quale le pratiche a firma Motta o Papa avessero corsie preferenziali di sorta. Il primo a comparire al banco dei testi è stato l’ex-segretario comunale di gallarate Ciminelli, attualmente segretario al Comune di Varese. Alla domande dell’avvocato Tiberio Massironi, difensore di Federica Motta, l’ex-segretario ha risposto che non aveva notato pressioni particolari su di lui in merito a progetti firmati dalla compagna di Gigi Bossi: «Il mio compito si limitava ad accertare che le procedure venissero seguite e non ho mai notato anomalie procedurali a riguardo – ha detto Ciminelli che poi ha chiarito – se pressioni c’erano erano dovute alle opere pubbliche connesse ai piani attuativi che dovevano essere realizzate dai privati». Il segretario comunale ha però ammesso che qualche lamentela sul conto della Motta e di Bossi circolava ma non si poteva fare nulla di fronte «ad un privato che nomina come architetto di fiducia questo o quel professionista». Ma sulla mediazione Scii, nella quale Bossi avrebbe intascato 300 mila euro, dichiara: «Per fortuna di Bossi non ne sapevo niente».

A seguire si sono alternati alcuni imprenditori e architetti che hanno lavorato a Gallarate. Tutti hanno negato di aver mai nominato Federica Motta come professionista o di aver ricevuto pressioni perchè fosse nominata per poter avere agevolazioni di sorta dall’ufficio tecnico. Le testmonianze portate in aula dalle difese hanno dato un’immagine diversa da quella fin qui dipinta dal pubblico ministero Roberto Pirro Balatto che, da parte sua, ha cercato di dimostrare come i professionisti e gli imprenditori portati dalla difesa non avevano, nel periodo esaminato (2006-2008, ndr), effettuato lavori di rilievo a Gallarate. La prossima udienza del 6 dicembre sarà l’ultima nella quale verranno ascoltati testi e a febbraio inizierà la discussione prima di giungere ad una sentenza.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Novembre 2011
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