Pereira sostiene De Luca
Maran riepiloga in tre parole le caratteristiche della sua squadra: «cuore, carattere e lucidità». Scienza elogia i biancorossi: «Conosco il Varese e lo considero un avversario forte, pericoloso e con valori agonistici sopra la media»
Rolando Maran, allenatore del Varese, all’inizio e alla fine della partita ha abbracciato i suoi ex giocatori, quelli del Brescia. Le tensioni in campo sono già un ricordo e non ne vuole parlare. «Ciò che succede durante la partita non si dice».
La calma è tornata al Franco Ossola. Gli undici del Varese con il loro «furore agonistico», come lo definisce mister Beppe Scienza, tecnico degli ospiti, hanno cambiato il destino di una partita, che sembrava ormai segnato. Il Varese ci ha preso gusto. Rimontare i gol, meglio se due, è una specializzazione che ha a che fare con quella che si chiama mentalità. E se a questo si aggiunge che dal Franco Ossola non si puo’ uscire battuti, allora il cerchio si chiude.
Maran riassume le caratteristiche della sua squadra con tre parole: «cuore, carattere e lucidità». In effetti, il Varese del secondo tempo è stato sì carico di furore, ma al contempo abbastanza razionale nel perseguire la strategia tattica indicata dall’allenatore. Schemi, gioco e corsa. Tanta corsa, soprattutto sulle fasce. Un esempio? Il gol del pareggio, è lo stesso allenatore degli ospiti che definisce la rete di Neto Pereira «un autentico capolavoro». Con un gesto della mano, Scienza disegna la lunga traiettoria a parabola della palla che lo Swaroski brasiliano ha girato in rete con una mezza rovesciata. Ma dopo aver recuperato palla, impostato sulla fascia e galoppato per almeno cinquanta metri per concludere con la sua pennellata d’autore.
La ripresa del Varese ha trovato un grande interprete in Nadarevic. «Alla fine del primo tempo – racconta Maran – gli ho spiegato di stare largo e favorire gli inserimenti delle nostre tre punte con i suoi cross».
Scienza guarda il bicchiere «mezzo pieno». Il Brescia ha fatto un ottimo primo tempo, capace di tener palla a terra e controllare il centrocampo, almeno fino a quando è rimasto dentro capitan Budel (uscito per un problema alla spalla). «Conosco il Varese – dice Scienza- e lo considero un avversario forte, pericoloso e con valori agonistici sopra la media. Oggi era difficile entrare nel secondo tempo, perché loro avevano gli occhi più cattivi dei nostri. Comunque, dopo Sassuolo non dico più niente per evitare mazzate dal destino. Sembravamo allo sbando dopo l’Albinoleffe, oggi invece abbiamo fatto una buona gara, per merito dei giocatori e perché l’avevamo preparata bene. A proposito di modulo, se devo morire muoio come dico io».
Nadarevic è presente in sala stampa e si mette in tasca tutti i complimenti dei due allenatori. Con le sue fughe, il bosniaco sa di aver spaccato la partita e anche la volontà dei suoi marcatori, costretti a braccarlo inutilmente sulla fascia sinistra. «Quando gioco in quel ruolo faccio quello che so fare: puntare l’uomo, saltarlo e crossare. In serie D segnavo pure, ma qui siamo in B».
Il brasiliano Neto Pereira (nella foto in primo piano) dedica il gol al manager del Varese Silvio Papini «perché mi è sempre stato vicino». Questo giocatore, dallo sguardo e dai piedi buoni, sa sempre dare una svolta positiva alle partite, soprattutto quando entra di rincorsa, meglio se con qualche acerbo attaccante al suo fianco. «Mi trovo bene con tutti i miei compagni» dice il brasiliano, per evitare la domanda.
Ma il sorriso di Pereira sostiene il giovane De Luca.
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