Credito agevolato alle imprese: ora, tocca alle banche

Il maxi-prestito europeo e la lotta alla crisi economica. L’intervento di Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Varese

Aumentano i depositi delle banche dell’Eurozona presso la Banca Centrale Europea: siamo attorno ai 480.000 miliardi di euro. Una cifra che sta aumentando e manifesta la sfiducia interna fra gli istituti finanziari che preferiscono cedere le loro eccedenze di liquidità presso la Bce, nonostante un tasso di interesse molto inferiore a quello che potrebbe essere riscosso presso qualsiasi altra banca. (nella foto Mauro Colombo)
È un segnale tanto più preoccupante se si considera che, poco prima di Natale, la Bce aveva deciso di iniettare circa 500 miliardi di euro di liquidità nel settore bancario, affinché questo a sua volta li iniettasse nel settore produttivo, rilanciando la crescita. Ricordiamolo: l’obiettivo della linea di credito triennale della Banca centrale europea era infatti quello di ridurre l’impatto della recessione prevista per il 2012, permettendo agli istituti finanziari di continuare a contribuire ai meccanismi economici senza assumersi rischi troppo elevati per la loro liquidità.
Le banche italiane, di quel prestito, hanno ricevuto un importo pari a 116 miliardi di cui, al netto di liquidità già acquisite e giunte però alla scadenza, circa 50 miliardi sono da considerarsi come vera e nuova liquidità da immettere nel mercato italiano. Come utilizzare l’iniezione di liquidità alle banche italiane? Presumiamo che una parte sarà utilizzata per riscattare la notevole quantità di debito bancario: circa 130 miliardi di euro di obbligazioni bancarie che maturano nel primo trimestre 2012. Ma può anche significare che le banche delle economie periferiche potranno acquistare notevoli quantità del loro debito sovrano nel primo trimestre.
E per finire, un’altra quota potrebbe servire a mantenere aperti i rubinetti di credito a famiglie e Pmi. Quindi, utilizzati per allentare la stretta al credito, garantire il funzionamento delle imprese anche nei prossimi mesi, finanziare così produzione, consumi e sviluppo (oggi famiglie e imprese non riescono a ottenere finanziamenti senza pagare interessi inferiori al 7- 7,5% per prestiti trentennali). Ma anche per alleggerire l’effetto spread che si sta facendo sentire. Le aziende sono abituate a lavorare con il sistema dell’anticipo fatture con uno spread attorno al 2%, mentre ora si trovano, negli ultimi mesi, a lavorare con un differenziale del 7%. In poche parole, le banche potrebbero ugualmente salvare il loro patrimonio senza ridurre però i prestiti a imprese e famiglie. Anche perché il maxi finanziamento della BCE è stato pensato per questo: concedere denaro a tassi vantaggiosi o, almeno, sostenibili. La nostra preoccupazione, invece, è che tale maggiore disponibilità venga totalmente utilizzata per comperare bond europei per alleviare le tensioni sui debiti sovrannazionali, mentre un’altra parte dei capitali verrà dirottata a fini di ricapitalizzazione per incontrare i requisiti patrimoniali richiesti dagli accordi di Basilea. Come possono giudicare le imprese questo comportamento restrittivo? I problemi di liquidità ci sono stati e ci sono tuttora, quindi le aspettative nei confronti di maggiori risorse economiche sono alte. E vista con gli occhi degli imprenditori, la gestione dei fondi della Banca europea non è positiva. Di fronte ad una situazione economica ancora traballante, i fondi europei sono indispensabili per riportare un poco di fiducia nell’economia reale del nostro Paese.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Gennaio 2012
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