Gli imprenditori varesini: “La moratoria, da sola, non basta!”
Confartigianato Varese ha chiesto ad un campione di 250 imprese cosa ne pensano della moratoria e del ruolo svolto dalle banche sino ad oggi
Un nuovo accordo per la moratoria dei debiti delle imprese è stato firmato dall’Abi (Associazione Bancaria Italiana) con il sistema Confartigianato e altre associazioni di categoria. L’Associazione Artigiani di Varese ha chiesto ad un campione di 250 imprese quanto è importante un’ulteriore moratoria in questo momento economico e se gli istituti di credito hanno veramente evitato, con i loro interventi, il collasso del debito pubblico.
Il 90% degli intervistati sottolinea quanto sia valido lo strumento della moratoria, anche se «da solo non basta. Potrebbe aiutare, ma il Governo deve lavorare sulla competitività delle piccole imprese, diminuendo pratiche burocratiche e relativi costi: partendo da quello del lavoro».
Quindi, misura positiva, ma «è importante – sottolinea la maggioranza del campione – che le banche inizino a confrontarsi con gli imprenditori attraverso modelli standard di comunicazione, per avvantaggiare la comparazione e la leggibilità delle condizioni».
Le imprese, dunque, premiano la moratoria, anche se da sola non sarà sufficiente per superare la crisi e quelle difficoltà che, purtroppo, rischiano di restare sul tappeto senza alcuna soluzione. Un comportamento meritorio, senza dubbio, ma per le imprese «ancora insufficiente». «Solo se le banche – e l’intero sistema – si decideranno ad avvicinare con senso critico le esigenze delle piccole imprese, allora i comparti manifatturieri si potranno salvare». È un fatto di responsabilità ma anche di serio pragmatismo: «La moratoria è indispensabile anche sui leasing e sui finanziamenti bancari e per chi ne ha già usufruito. Solo così si potrà assicurare un minimo di ossigeno alle imprese che negli ultimi anni (compresi quelli di maggiore crisi) hanno investito più del necessario. Ed ora si ritrovano ad impegnarsi non nella produzione o nell’innovazione, ma a coprire i debiti che si sono creati nel corso del 2009. Attenzione, quindi, a non voler considerare la moratoria la medicina contro l’infezione crisi: è solo un palliativo che necessita di misure ben più incisive e rivolte a tutto il sistema Italia».
Il 100% del campione, addirittura, non si dice d’accordo sul fatto che le banche abbiano evitato il collasso del debito pubblico italiano. «Sono state le imprese che hanno reagito alla crisi – incalzano gli imprenditori – ad aver salvato il Paese dal default: lavorando, sacrificandosi, rispettando i propri dipendenti. E indebitandosi. Non è vero, quindi, che la crisi italiana non sia peggiore di quello che è grazie agli istituti di credito: forse si è avuto qualche risultato in questi ultimi mesi – perché il Governo tecnico sta facendo il suo lavoro e continua ad incalzare riportando tutti alle proprie responsabilità e ai propri compiti – ma dovremo attendere i prossimi mesi per capire cosa potrà mai accadere». Incertezza nel futuro e, per il 20% del campione, «una dipendenza esagerata dagli istituti di credito. Beate le imprese che possono fare leva esclusivamente sul loro patrimonio, senza dover sottostare alle decisioni delle banche. Purtroppo, molti istituti agiscono solo in funzione dei loro bilanci e rischiano di dimenticare le urgenze della collettività imprenditoriale». Il rapporto tra le imprese di Confartigianato e gli istituti di credito è altalenante.
L’80% del campione riconosce agli istituti di credito «impegno e serietà. La collaborazione è buona, basata su una conoscenza reciproca e personale, anche se oggi è quasi del tutto impossibile trattare le condizioni. Insomma, o così o niente». Il restante 20% preme l’acceleratore sulla «scarsa capacità di capire l’imprenditoria: se hai ti danno, altrimenti il rapporto si complica. Accedere al credito, poi, è sempre difficile: le banche pensano un po’ troppo a loro stesse, e le piccole imprese pagano per qualsiasi operazione perché hanno uno scarso potere contrattuale».
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