Internet per crescere, il Parlamento ora deve fare sul serio
Il Governo si è già mosso con una “cabina di regia” guidata dal ministro Francesco Profumo: l’obiettivo è produrre una legislazione organica e aggiornata sull’argomento
Per il web è il momento di fare sul serio, e il compito adesso è del Parlamento. Non si tratta più di provvedimenti spot, o leggi che producono più danni che altro. Adesso, su spinta di un decreto governativo, la politica deve fare sul serio con l’”Agenda digitale”.
Quell’Agenda Digitale che ha trovato una citazione specifica all’interno del Decreto Semplificazioni e che è uno dei 7 "obiettivi faro" dell’Unione Europea per avere una crescita "inclusiva, intelligente e sostenibile".
Il Governo si è già mosso con una “cabina di regia” guidata dal ministro Francesco Profumo: l’obiettivo è produrre una legislazione organica e aggiornata sull’argomento.
In Parlamento, a farsi avanti, sono stati Paolo Gentiloni del Partito Democratico e Roberto Rao dell’Udc, primi firmatari di un disegno di legge sull’agenda digitale (“Misure urgenti per lo sviluppo della domanda di servizi digitali” ), presentato con altri trenta deputati. Non a caso si tratta dei due esperti di comunicazione dei rispettivi partiti, molto attivi e conosciuti anche sul web.
Il ddl presentato prevede misure per lo sviluppo della domanda di servizi digitali, per far crescere la cultura digitale delle pubbliche amministrazioni e per stimolare lo sviluppo di servizi digitali al cittadino e alle imprese, in linea con quanto promosso già da tempo dalle istituzioni europee.
La legge si compone di 4 capitoli così delineati, illustrati direttamente dal sito del Pd:
– Una legge quadro ciclica che metta ordine allo sviluppo degli incentivi digitali ogni dodici mesi anche in stretta connessione con le tappe dell`Agenda digitale europea.
– Una tabella di marcia a tappe forzate per la fornitura dei servizi digitali al cittadino con un piano di swich off della PA analogica già nel corso del 2013.
– Aliquota privilegiata e unica del 10% per favorire il commercio elettronico che in teoria, con un marchio forte per l`export come il made in Italy, dovrebbe vederci in primo piano e che invece ci vede in fondo alle classifiche sia per come è stato strutturato per le famiglie che per le imprese.
Un contributo una tantum pari a 5o euro per le famiglie meno abbienti che vorranno accedere a una connessione a Internet. Il primo incentivo all`alfabetizzazione.
Altre informazioni le sta fornendo su richiesta l’onorevole Rao dal suo Twitter, che spiega subito come la pensa: "La bandalarga per tutti non è un costo, ma un investimento che può farci risparmiare, tra pubblico e privato, circa 50 miliardi di euro".
E le altre forze politiche? Negli ultimi mesi si è vista una sempre più massiccia presenza dei politici sui social network e su internet in generale. L’ex ministro leghista Roberto Maroni ha fatto della sua pagina Facebook la vera e propria community dei suoi “Barbari sognanti”. Il Pdl ha un responsabile internet, Antonio Palmieri, che probabilmente sta lavorando ad una sua proposta, da tempo studia l’argomento.
Insomma, il web non è più materia sconosciuta. Ma ora va integrato con lo sviluppo economico del paese, senza più i timori e le ritrosie di una volta. Ma la sfida è nelle mani dei partiti: riusciranno a dimostrare che fanno sul serio senza cadere nei vecchi schemi frenati dal timore di internet?
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