“Tre civette sul comò” in scena al Sociale
Lo spettacolo sarà di scena venerdì 9 marzo, alle 21per la regia di Delia Cajelli
«Ambarabà ciccì coccò / tre civette sul comò / che facevano l’amore / con la figlia del dottore»: inizia così una delle filastrocche per bambini più conosciute del nostro Paese. Questa cantilena, gioiosa e senza senso, ha colpito l’attenzione di diversi protagonisti del mondo della cultura italiana, da Umberto Eco, che ne ha tracciato l’analisi del testo in uno spassoso e paradossale saggio di semiotica, pubblicato nel volume «Il secondo diario minimo», a Nilla Pizzi, che, in coppia con Maria Teresa Ruta, ha cantato la canzone trash «Ambarabà», passando per Giuseppe Culicchia, Lucio Dalla e Vasco Rossi.
Nemmeno il teatro è rimasto indifferente al fascino delle «tre civette sul comò». Questa vecchia conta, che secondo il linguista italiano Vermondo Brugnatelli ha origini latine e deriverebbe dall’espressione «hanc para ab hac quidquid quodquod» (traducibile in «ripara questa mano da quest’altra che fa la conta»), ha, infatti, suggestionato anche la fantasia dello scrittore e drammaturgo romano Romeo De Baggis, attuale direttore artistico dell’Atelier Carbonnel di Avignone. E’ nato così il testo teatrale «Tre civette sul comò», portato in scena per la prima volta nel 1982 da Paola Borboni, Diana Dei e Rita Livesi, con la regia di Fabio Battistini, e rimasto in cartellone per ben tre anni.
La commedia brillante, sapiente mix tra comicità e nonsense, ritorna ora a calcare le assi del palcoscenico per iniziativa dell’associazione culturale «Educarte». Il debutto è previsto per la serata di venerdì 9 marzo, alle ore 21.00, al teatro Sociale di Busto Arsizio, nell’ambito della stagione cittadina «BA Teatro» e in occasione della festa della donna. Sul palco saliranno, sotto la regia di Delia Cajelli, gli attori Ambra Greta Cajelli, Gerry Franceschini e Anita Romano, con la stessa Delia Cajelli.
«Tre civette sul comò» non presenta azioni, ma solo dialoghi stralunati, al limite del demenziale. Protagoniste della pièce sono tre anziane sorelle, economicamente povere: l’eccentrica Agnese (Delia Cajelli), la cui follia è degna di uno dei migliori personaggi del cabaret; la premurosa e dolcemente svagata Virginia (Anita Romano), che -pur essendo cieca- riesce a sbrigare tutte le faccende domestiche; e la «futurista» Matilde (Gerry Franceschini), sempre alla ricerca di una eleganza nell’abbigliamento, che ormai non può più permettersi.
«Per evidenziare la dimensione “assurda” di questo personaggio, -spiega Delia Cajelli- la parte sarà attribuita a un uomo». Tale scelta rientra in quel filone di «teatro en travesti», molto in voga negli ultimi anni. Basti pensare alla compagnia de «I Legnanesi» o alle sorelle Marinetti. Ma si rifà anche a una nobile tradizione di teatro sperimentale, che ha i propri antecedenti in Sarah Bernhardt, attrice che più volte ha interpretato parti maschili, dall’«Amleto» di William Shakespeare all’«Aiglon» di Edmond Rostand. Una tradizione, questa, che, in tempi più recenti, ha portato sui palcoscenici italiani uno spettacolo come «Romeo & Giulietta – Nati sotto contraria stella» di Leo Muscato, interamente recitato da uomini, secondo il più autentico spirito elisabettiano, e nel quale la parte della giovane innamorata è stata affidata a un anziano attore comico, che «ha il tutù come una ballerina di Degas e le “alucce” come le bambine alle recite scolastiche, ma veste la maglietta della salute ed esibisce la barba bianca».
Le novità della rivisitazione proposta dalla regista Delia Cajelli non si, però, limitano all’omaggio al «teatro en travesti». Il testo di Romeo de Baggis è, infatti, stato arricchito da citazioni, musicali e non, della filastrocca «Ambarabà ciccì coccò», ma anche di un nuovo personaggio: la «gatta Achiropita della Magna Grecia» (Ambra Greta Cajelli), una micia calabrese, con la passione per le melanzane ripiene, che balla e canta sopra i tetti, aiuta l’anziana Matilde nelle sue cure di bellezza e sogna di raccontare le mirabolanti avventure che vive di notte con l’amico Moz in un libro.
Il costo del biglietto è fissato ad euro 16,00 per l’intero ed euro 12,00 per il ridotto, riservato a riservato a giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni, militari, associati Cisl Scuola, Cral, biblioteche e dopolavoro con minimo dieci persone.
Il botteghino del teatro Sociale, ubicato presso gli uffici di piazza Plebiscito 8, è aperto nelle giornate di mercoledì e venerdì, dalle 16.00 alle 18.00, e il sabato, dalle 10.00 alle 12.00. E’, inoltre, possibile riservare i propri posti, chiamando il numero 0331.679000, tutti i giorni feriali, secondo il seguente orario: lunedì, martedì e giovedì, dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00; mercoledì e venerdì, dalle 9.30 alle 12.00.
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