Elcon esce allo scoperto. Il Pd: “Contrari a prescindere”
Mercoledì 7 marzo commissione territorio con l'azienda israeliana che vuole installare nel polo chimico un impianto di trattamento di rifiuti chimici ma i democratici castellanzesi hanno già preso posizione
Contrari a prescindere. Il no all’insediamento di un impianto per il trattamento di rifiuti speciali nel polo chimico di Castellanza è netto per il Pd di Castellanza. La posizione ufficiale è stata comunicata questa mattina (martedì) con una lettera ai cittadini che vi proponiamo di seguito. Questo significa che anche a Castellanza, se la società israeliana Elcon andrà avanti nella sua volontà di insediarsi nell’area Chemisol, si riproporrà uno scenario simile a quello di Casalpusterlengo dove un comitato di cittadini si è opposto con forza contro la Elcon per impedire la realizzazione dell’impianto. Ecco come i democratici castellanzesi motivano la loro netta scelta di campo a pochi giorni dalla commissione territorio che vedrà proprio la presenza di Elcon al tavolo della discussione per presentare l’impianto e le sue caratteristiche, fino ad oggi rimaste oscure.
Mercoledì 7 marzo alle ore 18.00, presso la sala consigliare del comune di Castellanza, si terrà un incontro della Commissione Territorio con l’azienda israeliana Elcon, che ha proposto nell’area industriale ex polo Montedison/Chemilinz (ora Chemisol) l’insediamento di un impianto di trasformazione di liquidi reflui pericolosi ricavati da lavorazioni chimico-farmaceutiche.
Al termine di un periodo di ipotesi più o meno suggestive e di tante parole, è giunta finalmente una dichiarazione del protagonista principale di questa vicenda. La società Elcon, dopo aver promesso documentazioni a riguardo e poi fatto dichiarazioni sui giornali locali, in cui ha puntualizzato che questo progetto è diverso da quello di Casalpusterlengo, intende ora proporre un progetto.
Nonostante che le carte ora siano finalmente sul tavolo, le perplessità non diminuiscono, anzi aumentano. La prima domanda che sorge spontanea è: se il progetto è diverso da quello di Casale, perché non lo hanno subito dichiarato? La seconda domanda che viene da farsi è: 50 posti di lavoro valgono la salute di tutti gli abitanti del territorio?
Non si possono dimenticare gli aspetti di pericolosità latenti per un eventuale incidente in cui un’azienda che tratta materiali chimici pericolosi in cui può incorrere. Al di là ciò, potrebbe anche darsi che l’azienda riesca a portare documentazioni scritte comprovanti una situazione di controllo degli effetti di inquinamento, sulla carta potrebbe anche essere possibile. Ma chi garantisce che poi nell’uso vengano rispettati tutti i valori di garanzia?
L’Olona è sotto indagine da anni, eppure non si riescono a trovare i colpevoli di un costante stillicidio di versamenti inquinanti. Le norme esistono, i criteri di controllo pure, ma se di notte o in momenti di sconvolgimenti atmosferici si perde il controllo di sistemi, è difficile ottenere la certezza di controllo e di un intervento di sicurezza.
Noi abbiamo riflettuto molto sui pro e sui contro e abbiamo preso la difficile ma ragionata decisione di tenere una posizione di contrarietà a prescindere, perché la chimica ha già tolto troppo in salute e benessere ambientale alla città.
Vogliamo evitare un’ulteriore ipoteca negativa che comprometta il futuro di tutto il territorio.
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