Merletti: “Sì alla riforma del mercato del lavoro, ma equa e utile”
Il presidente di Confartigianato Varese insiste nel chiedere al Governo «interventi mirati che non danneggino le micro e piccole imprese»
Una riforma del mercato del lavoro, ma equa e utile. Così Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato Varese, commenta la riforme che il Governo Monti sta portando avanti. «Le micro e piccole imprese – commenta Merletti – non si sono mai sottratte ai loro doveri, però chiedono che le loro ragioni siano ascoltate. Rete Imprese Italia nei giorni scorsi ha proposto e presentato pubblicamente un articolato documento, ma le nostre ragioni sembrano non esistere dentro il confronto riportato dai media. Invece noi abbiamo una chiara e netta opinione in merito».
Il presidente di Confartigianato chiede però «chiarezza e trasparenza sui numeri e sulle risorse. La riforma degli ammortizzatori sociali deve partire da un’analisi dettagliata dell’uso che oggi si fa degli strumenti vigenti nei diversi comparti economici e, inoltre, deve prendere in considerazione tutte le voci contributive che finanziano le prestazioni temporanee». In sintesi «prima di chiedere costi aggiuntivi alle piccole imprese, si dovrebbero considerare alcuni elementi. Le tariffe INAIL, della gestione terziario e artigianato, sono in forte avanzo da molti anni; nel settore artigiano l’avanzo è di 10.333 milioni di euro. La gestione industriale nell’ultimo biennio è invece andata in deficit. La CIG in deroga, nata per fronteggiare la crisi straordinaria dei settori che, come l’artigianato, non avevano a disposizione lo strumento ordinario, è stata utilizzata dall’industria (nel periodo 2005/2011) a livello nazionale per il 39% e in Lombardia per il 35%. È corretto e doveroso che questi fatti siano noti a tutti».
Se si prendono in considerazione tutti gli ammortizzatori sociali nel loro complesso (comprese le coperture figurative a fini pensionistici), dal 2008 al 2010 registriamo un disavanzo complessivo di 27,3 miliardi di euro. «Come si compone questo disavanzo? Per un terzo da importi finanziari di cui i settori dell’artigianato e del terziario non beneficiano. Della restante quota, i nostri settori, pesano meno del 50% del disavanzo».
Il peso dei numeri non necessita ulteriori spiegazioni. «Come si fa a ipotizzare una riforma – prosegue Merletti – che non tiene conto di questi dati concreti? Uno strumento unico di “cassa” per tutti i settori non risponde alle esigenze dei diversi comparti economici. Proprio le peculiari esigenze dei settori hanno spinto a realizzare alcune positive esperienze per il sostegno al reddito dei lavoratori durante i periodi di crisi aziendale: i lavoratori del comparto dell’artigianato hanno avuto accesso a strumenti di natura contrattuale gestiti dalla bilateralità».
In ultimo, un appello al ministro Fornero: «Tenga conto di queste particolarità, rispetti le specificità e non faccia di tutta l’erba un fascio: se ne avvantaggerà anche il Paese».
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