Paolo Hendel, uno spettacolo segno dei tempi “A sua insaputa”

Meritava un pubblico numericamente più consistente lo spettacolo di Paolo Hendel “Moliere a sua insaputa”, andato in scena al teatro Apollonio: uno spettacolo gradevole, che fa ridere ma anche pensare

paolo Hendel in Moliere a sua insaputaMeritava un pubblico numericamente più consistente lo spettacolo di Paolo Hendel “Moliere a sua insaputa”, andato in scena nella sera del 2 marzo 2012 al teatro Apollonio di Varese.
Uno spettacolo gradevole, che fa ridere ma anche pensare, che sfrucuglia l’anima bambina con i problemi della cacca ma insegna veri pezzi della biografia di Jean-Baptiste Poquelin (il vero nome di Moliere), che usa intere frasi delle sue commedie ma lo catapulta nello stesso momento in un salotto che sembra quello della “Vita in diretta” o di “Uomini e donne”: dove la cultura è opinabile, e i particolari hard della vita dei personaggi pubblici il principale argomento.

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Paolo Hendel e il suo “Molière a sua insaputa” 4 di 5

Insomma, un modo lieve per fare il punto della situazione sociale che apparentemente ci siamo lasciati dietro le spalle, ma che è ancora inesorabilmente dietro l’angolo. Cose del passato: ma di tre mesi fa, non di trecent’anni, come argutamente “sbaglia” a calcolare la “presentatrice” e intervistatrice del Moliere – Paolo Hendel, interpretata da Maria Pilar Pèrez Aspa

Uno spettacolo, dunque, diverso. Diverso dai monologhi passati di Hendel, diverso dallo standard dei personaggi che hanno fama anche televisiva, diverso dal cabaret. Ma diverso anche dal teatro “vero”: ed è forse proprio questa impressione di “passaggio” – non più cabaret e non ancora teatro – il principale limite della pièce, che impedisce allo spettatore di immergersi completamente nell’atmosfera del palcoscenico teatrale, ma non lo fa sentire come un partecipante dal vivo a uno show televisivo, come in molti (e forse in troppi) ci hanno abituati a fare.

A riprova di questo, il lieve smarrimento del pubblico di fronte all’applauso a scena aperta, o meglio, all’applauso ai passaggi “televisivi” del racconto che durante la rappresentazione sembrava raccomandato, ma che allo stesso tempo pareva fuori posto a teatro. Quelle frazioni di secondo, prima di decidere se battere le mani, raccontano probabilmente in maniera chiara quanto sia ancora ibrido questo spettacolo e quanto lo spettatore non abbia dimenticato affatto il galateo teatrale: segno che, forse, ne ha ancora bisogno.

Eppure, proprio questa ambiguità rende lo spettacolo un perfetto specchio dei tempi: che sembra stiano rimettendo tutto a posto, causando una violenta fase di rigetto per tutto il ciarpame che per 20 anni ci siamo sorbiti senza un lamento, ma non ci hanno ancora riportato in un paese normale, in una scena normale su cui recitare ognuno il proprio ruolo. Vale la pena perciò immergersi in questa ambiguità, per calarsi completamente nei tempi: con la speranza che l’Ipocrisia, più volte evocata da Moliere ma anche da Hendel in questo spettacolo, ci abbandoni insieme alle ambiguità dei tempi anche grazie a uno spettacolo teatrale.

Dobbiamo infine smentire (positivamente per lui!) le parole di Hendel nell’intervista a Varesenews: non è vero che in scena con lui ci sono “tre attori, tutti più bravi di me”: lui, come attore e come attore teatrale, è senza alcun dubbio il più bravo di tutti proprio in queste commedie “Alla Molière” un po’ grevi e un po’ sofisticate: le interpreta con straordinaria naturalezza e leggerezza. Al secondo posto per bravura va alla coppia trasformista Laura Pozone e Mauro Parrinello, straordinari non foss’altro per la mole di lavoro che si sobbarcano nell’interpretare una marea di personaggi diversissimi l’uno dall’altro. Al terzo posto lasciamo la presentatrice: non per mancanza di bravura, ma per eccesso di zelo nell’interpretare la teatralità becera delle nostre presentatrici più ciniche. Non c’è niente da fare: non le possiamo più soffrire, quelle lì, e non riusciamo nemmeno ad immedesimarci più.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Marzo 2012
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