In sei in manette, gestivano il take-away della droga
L'indagine della Polizia ha documentato la vendita di cocaina gestita da un gruppo di giovani tra il 22 e i 32 anni: si ordinava, si pagava prima, si ritirava in altro punto
Abitavano a pochi passi dal luogo preferito dello spaccio di droga nella zona di Lonate Pozzolo, “al birraio”, e a volte – secondo gli elementi raccolti dalla polizia – a consegnare le dosi di cocaina andavano persino a piedi. Sono sei i ragazzi tra i 22 e i 32 anni che la Polizia ha arrestato nella mattina di mercoledì su ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Busto Arsizio (un altro è denunciato a piede libero). Sono accusati di aver gestito, dall’inizio del 2011 al maggio del 2012, un giro di spaccio nella zona di Via Nazario Sauro, uno dei “punti caldi” di Lonate Pozzolo.
L’indagine del Commissariato di Gallarate guidato da Gianluca Dalfino sono iniziate nel novembre 2011: le pattuglie in borghese – impegnati nei servizi antirapina, dopo diversi episodi a Lonate – sono incappate in un furgone Transit bianco, che ha tentato la fuga. Dopo mezz’ora di inseguimento, gli agenti hanno fermato il veicolo, denunciando i due ragazzi maghrebini alla guida: a bordo del furgone c’era solo una minima quantità di cocaina. Ma, avendo avuto per le mani numeri di telefono e contatti, da quell’episodio la Polizia si è messa sulle tracce del commercio di droga, seguendo i movimenti dell’intero gruppo: secondo gli elementi raccolti (anche in collaborazione con la Polizia Locale di Ferno-Lonate), i ragazzi davano appuntamento in una zona un po’ isolata oltre via Novara, tra Lonate e Sant’Antonino, ben nota ai consumatori di droga come località “al birraio” (dal nome di una rivendita vicina, completamente estranea ai fatti). I consumatori arrivavano, ordinavano la quantità richiesta, pagavano in anticipo, si spostavano per la consegna; la cocaina veniva ceduta poco dopo, su appuntamento, in altri luoghi o – di rado – sempre “al birraio”. Una zona ben nota, dove già erano al lavoro in passato: ad aprile 2011 tre di loro erano stati arrestati nel corso di una prima operazione di polizia.
La banda era molto prudente: sospettavano sempre dei loro acquirenti, considerati possibili collaboratori (magari involontariamente) delle “guardie”. E questo nonostante il luogo principale di ritrovo, “al birraio”, fosse già un punto ben controllabile, una spianata dove – specie la sera – si riesce a controllare agevolmente chi si muove. Per questo spesso, prima di consegnare le dosi, costringevano i consumatori di coca a lunghi giri, segnalando punti di ritrovo via telefono, rinviando la consegna magari anche di un ora: una specie di take-away dello spaccio, come nei grandi fast food, ordini, paghi, vai avanti con l’auto, ritiri il prodotto. Un modello organizzativo ben diverso da quello del “bosco dello spaccio”, dove soldi e cocaina si scambiano nello stesso punto.
L’attenzione posta dalla banda di spacciatori ha dato in parte i suoi frutti, visto che non è stato ritrovato nessun deposito "centralizzato" di droga, nè nei luoghi isolati frequentati, né nelle case dei sette arrestati:. Le analisi di sms e telefonate, le testimonianze degli acquirenti hanno consentito però di ricostruire la vendita di almeno 150 dosi singole di cocaina: su questi elementi si basa l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Nel corso della lunga indagine sono state sequestrate altre 100 dosi per un totale di 50 grammi. In ogni caso proseguono anche le indagini sulla filiera della droga nella zona.
I membri della banda stavano tutti nella zona di Lonate Pozzolo: nati tra il 1980 e il 1990, tutti di cittadinanza marocchina, disoccupati o alle prese solo con piccoli lavoretti, vivevano quasi tutti nel centro storico, tra la piazza e il luogo di ritrovo per lo spaccio. Tanto che a volte – per raggiungere il take-away della droga, il negozio di paese della cocaina – potevano persino muoversi a piedi.
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