Rispunta il caso-moschea in via Varese, stasera se ne parla in consiglio comunale
La Comunità musulmana è proprietaria dello stabile industriale, che però non è autorizzato al culto. La Lega chiede alla giunta di non fare mai "nessun accordo" con la comunità, il PdL chiede chiarimenti
D’improvviso si riaccende lo scontro sulla "moschea" di via Varese, sui locali di un edificio industriale acquistati dalla comunità musulmana. Il caso approda questa sera (martedì 19 giungo) in consiglio comunale, dopo una serie di segnalazioni nei giorni scorsi: in consiglio se ne discuterà con una mozione durissima della Lega Nord e con un’interrogazione del PdL a riguardo.
La questione è annosa: la comunità musulmana ha acquistato alcuni locali in via Varese, l’edificio è però a funzione produttiva e non può ospitare luoghi di culto, individuati come tali. I membri della Comunità hanno il diritto di andarci – essendo loro proprietà – ma l’edificio non può essere usato per la preghiera, almeno finché non cambia destinazione urbanistica, cosa che deve essere fatta sulla base di una richiesta. Quando si può parlare di luogo di culto? La risposta è difficile, così nel frattempo alcuni residenti si sono messi a curiosare dentro («sono passato di lì, il portone era aperto») e dicono di aver visto gente pregare all’interno. Entrare lì dentro per i proprietari musulmani – è inteso – non è reato, anzi non è neppure un illecito amministrativo, visto che l’ordinanza che lo impediva (firmata dal sindaco Nicola Mucci) nel frattempo è scaduta. Ma questo non ha scoraggiato chi vuole contestare la presenza nello stabile dei proprietari e le loro attività.
Mentre i residenti di Cajello fanno la posta davanti al capannone di via Varese, la Lega Nord si è mossa in modo ufficiale, presentando una mozione in consiglio comunale. La mozione leghista ricostruisce la storia delle vicenda dal punto di vista del Carroccio, parla di «reazione della comunità islamica» fatta di «arroganza, sfida e ricatto», e chiede un impegno alla Giunta a a non rilasciare permessi, a impedire che siano utilizzati «come luogo di ritrovo o preghiera il capannone di via Varese o di via Peschiera», ma anche a «non sottoscrivere nessun tipo di accordo con i rappresentanti della comunità islamica gallaratese», impiegando nel caso anche la Polizia Locale nel controllo. Insomma: un impegno a chiude la strada ad ogni possibilità di dialogo e accordo verso la comunità, ribadendo «la volontà della Città di Gallarate di rimanere pienamente padrona del proprio territorio».
Se i leghisti sono molto netti nelle loro affermazioni, il PdL si muove invece con un’interrogazione in cui chiede, in modo più sfumato, «qual è l’attuale situazione del noto stabile di via Varese», «se sono state rilasciate autorizzazioni», ma anche quale sia l’atteggiamento dell’Amministrazione comunale di Edoardo Guenzani rispetto alla Comunità islamica.
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